fbpx

Articoli

Capita ad agosto di essere travolti…

Capita ad Agosto, magari non nell’azzurro mare di wertmulleriana memoria… ma capita.
All’autogrill tra vikinghe e bronzi di Riace, panze sudate, coca e camogli… Capita sullo scoglio, tra le dune e sotto l’aria mai ghiacciata abbastanza… capita seduto nel bosco e nella ressa infinita di un qualche monumento obbligatorio…
Capita di non pensare a niente e ti si accende una lampadina, così di botto mentre ti incocciano lo spritz per un altro evviva… Capita che un pensiero invece provi a girare e rigirare e alla fine dopo aver rotto per giorni venga fuori.
Il logo, sì dai, è perfetto, però… Perchè adesso ‘sto “però” del cazzo? Un dubbio piccolo che si tira dietro valanghe di casini. Immagine coordinata, identità, colori, vetrina, catalogo, pezzi iconici sì o no, campagna, parole chiave, sound, mood…  
Un flash e ti passano davanti un milione e mezzo di immagini… da quando eri uno sbarba fino a ieri. Cambiare è sempre stato un passo difficile ma senza, giusto o sbagliato, non saresti dove sei.
Chi ti offre la soluzione in quattro mosse, chi il metodo perfetto.
Fanculo!
Sai già tutto. È molto più facile e infinitamente più difficile.
È quasi Ferragosto… facciamo un po’ di festa.
Poi, chiamami, parliamone.

Più idee meno scatole

Costi, sostenibilità, riciclo, smaltimento…
Se stai pensando al packaging del tuo nuovo prodotto o addirittura ad un cambio totale del confezionamento di tutto ciò che produci e vendi, tra le mille idee che ti frulleranno in testa ci sono di sicuro quelle che riguardano le voci risparmio, riduzione, riciclo e tutte quelle che, come queste, si rifanno al mondo dell’ecosostenibilità.
Parola d’ordine inquinare di meno,
consumare di meno, riciclare di più e, aggiungo io, non buttare via il bambino con l’acqua sporca.
Non buttare via design, stile, qualità, originalità, creatività…
Ma al contrario moltiplicare la forza dei progetti, la ricerca di forme e di materiali innovativi…
Più idee meno packaging vuol dire certamente ridurre imballi inutili ma significa anche inventare nuove funzioni, progettare oggetti che abbiano meno bisogno di scatole, scatoloni e scatoline. Cambiare produzione, inventare forme nuove, magari modulari, assemblare materiali più leggeri e più resistenti.
Usare materiali facili da riciclare, non accoppiare di tutto.
Affrontare un progetto di packaging vuol dire semplificare.

E a me questa cosa fa impazzire perchè forse finalmente riusciremo ad avere oggetti più belli, forme davvero wow che vorremo mostrare non chiudere in pacchettoni.
Le superfici di contenuti e contenitori saranno elegantissime, pulite, con grafiche parlanti.

Vestiamo i nostri prodotti di idee nuove.
Hai un progetto in ballo? Chiamami, parliamone.

Wow! Che Fiera

È appena finito Vinitaly, siamo in pieno Salone del Mobile e se non bastasse apre Biennale Arte a Venezia con la sua lunga stagione. Eventi internazionali che nel giro di pochi giorni frullano vite.
Prendo al volo tutto ‘sto ambaradan come occasione per pensare all’ esporre, al mostrare, alla vetrina, allo stand e in genere alla comunicazione negli eventi aziendali.
Facciamo che hai già saltato tutta la lista d’attesa e devi allestire il tuo spazio in Fiera per far risplendere l’immagine, i valori e i prodotti della tua attività.

Qualche pensiero utile.

Il tuo spazio in Fiera o durante un Evento non è diverso da un qualsiasi negozio e deve rispondere a criteri di funzionalità, riconoscibilità e attrazione, tutti ugualmente importanti per affermare il tuo brand e più banalmente per vendere i tuoi prodotti e/o i tuoi servizi.

Funzionalità ovvero mostrare, accogliere, presentare, vendere e riporre.
La dimensione fa la differenza ma a costo di lasciare 1/4 di mq al riporre, ci dovrebbe essere tutto.
Uno spazio piccolo può essere una grande opportunità. Quello che è davvero insopportabile, in tanti eventi, è dover sottostare all’obbligo di altezze ridicole.

Riconoscibilità vuol dire visibilità del LOGO, dei tuoi colori, del tuo stile.
Puoi mostrare tutto o niente. Scegli il nuovo, ciò che ti rappresentata e incuriosisce.
Gli oggetti “iconici” fanno la differenza.

Accogliere con disponibilità ed empatia
L’ingresso deve attrarre.

L’effetto “wow!” fa la differenza.
Magari è solo un soffio leggero che fa galleggiare 50 mq di tulle rosso in uno spazio di luce bianca. Una vecchia canzone, famosa e dimenticata.
Un materiale, un colore che copre tutto.
Un video, un’animazione, un movimento di luce.
Un’invenzione che sottolinea il tuo stile, il tuo carattere.
Un segno da portar via per farsi ricordare.

Potremmo star qui a riempire centinaia di pagine ma la differenza la fai tu quando ti metti in gioco.

QUESTIONE DI STILE

questioni-di-stile_634

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Progettare un oggetto con una propria personalità è una questione di stile.
Cosa sará mai questo stile?! Lo stile é fatto di segni riconoscibili, di colori, di forme, di un insieme di simboli che appartengono ad un gruppo sociale, ad un territorio ad un certo periodo storico.
Barocco, Gotico, Rococó, Luigi XVI, Impero, Liberty, Biedermeier, Decó, Moderno, Pop, e poi chi piú ne ha piú ne metta, tutta questione di stile!
Non é architettura, non arte, neanche arredamento o design, non sono accessori o moda. Sono tutte queste cose messe insieme che in un certo momento assumono certe forme, una certa decorazione o nessuna decorazione, certi colori e certi materiali, un vento colorato gonfio di un profumo preciso che sparge ovunque certi segni riconoscibili.
Come sarebbe bello, tranquillizzante, semplice avere uno stile a cui attingere per disegnare case, divani, piatti, sedie, scarpe, abiti, gioielli, pettinature.
Ma ce l’abbiamo! La moda, no?!!! Ecco! Tutto quello che abbiamo é un venticello che ad ogni stagione cambia direzione, colore, forma.
Valori: zero!
Forme persistenti: zero!
Decorazioni condivise e riconoscibili: zero!
Il nostro stile é quello liquido e coloratissimo in cui tutto e il contrario di tutto vanno sempre benissimo!
Tutti possono inventarsi uno stile.
Renderlo esclusivo, personalissimo e affermarlo facendo spuntare ovunque imitatori. Basta crearsi delle forme, assumere dei colori, sposare un certo sapore, restare fedeli ad un mix preciso di segni che ci siamo scelti.

Ci vuole un progetto! Mai come in questi tempi liquidi vale la pena cercare di averne uno.

Rubare una copia sbagliata di una poltrona barocca e coprirla con una texture colorata presa da un paesaggio di Seurat, o con le geometrie di Mondrian.
Trasformare un orecchino Decò in un oggetto hi-tec o in un monocromo pop.
Fingere un’antica scrittura mesopotamica per decorare il piano di un tavolo.

Contaminazione! Questo è lo stile del nostro tempo.

Ci vuole cultura, coraggio, creatività, per mescolare il sacro con il profano, sensibilità lontane secoli e migliaia di chilometri. E’ una questione di stile nuova, che torna a investire i modi di vivere, uno stile fatto da un’infinità di microcosmi che si incontrano, si scambiano informazioni, si fondono dando vita a nuove filosofie, nuovi cibi, nuove sensibilità, creando oggetti mai visti prima.
Siamo un po’ allo sbando, persi in una fantastica discarica di tesori in disuso, un immenso patchwork in cui è impossibile individuare uno stile con le vecchie caratteristiche che ogni stile ha sempre avuto prima.
In questo oceano ondoso ogni azienda ha la necessità di mostrare un proprio stile, la forza di distinguersi nel grande patchwork, come una pezza un po’ più grande, o più colorata, o fatta di un materiale strano, o lucida, magari dalla superficie ispida, o con una forma diversa da tutte le altre. 
E’ molto più di una questione di stile!

Nell’immagine – Poltrona Proust di Alessandro Mendini: riedizione Geometrica.

× Contattami