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PIU’ LUCE

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Mehr licht! – Più luce! – sembra siano state le ultime, famosissime parole di Goethe.

Piú luce! Piú luce! Piú luce! Sembrano chiedere tutti gli imprenditori davanti all’allestimento della vetrina con le loro ultime creazioni. 
Da una parte l’affannoso tentativo di un vecchio morente  di trattenere la vita, dall’altra il desiderio perentorio di inondare di vita i propri prodotti.
Luce = vita 
Buio = morte
Questi paralleli ovvi non sono sempre cosí automatici.
Se ti sparo 2000 watt in faccia non vedrai piú niente.
Se illuminiamo il nostro negozio o il nostro stand in fiera con una presenza omogenea di luci alte appiattiremo tutto e a parte effetti… “paradiso” renderemo poco visibili e appetibili le nostre cose.
Forse sarà meglio usare la luce fioca di una candela!

Certo è che la luce è la protagonista di ogni progetto espositivo e dovrebbe essere usata con cura.
Se ne dovrebbe calibrare l’intensitá, il colore, la forma e l’eventuale movimento.

L’intensitá dell’illuminazione sul focus espositivo varierá in relazione alla luce ambiente.

Cambieremo il colore caldo o freddo della sorgente luminosa a seconda dei materiali che vorremo illuminare.

Useremo la forma della luce per ottenere effetti scenografici: occhi di bue, lame, sfumature…  ed eventualmente la enfatizzeremo creando movimenti ripetitivi, dissolvenze, flash, onde…

Negli allestimenti fieristici la luce che troveremo nei padiglioni ci condizionerá parecchio.
Purtroppo i vari Enti Fiera lottano in precario equilibrio tra le richieste contrapposte degli espositori. Chi vuole il sole e chi la notte!

La luce non serve solo per mostrare nel miglior modo possibile le cose, le persone o gli spazi.
Anche perchè esistono mille migliori modi possibili! E quello che usano tutti, che tutti sono convinti sia il migliore è spesso così omologato, ovvio, piatto che anzichè mostrare nasconde.

Vale la pena giocarci la luce come gli altri elementi spaziali dell’esposizione.
Esagerando! Differenziandoci, provando ad usare un po’ di coraggio.

Per far vedere le nostre creazioni forse qualche volta pagherà di più giocare a nascondino. Velare anzichè svelare, abbagliare anzichè mostrare.
Stupire ed emozionare anzichè chiedere sempre come Goethe morente: – Più luce!  – 

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Dieci idee per progettare uno stand interessante

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Non sono i dieci comandamenti, solo dieci pensierini elementari, idee che magari potrebbero essere utili per progettare uno stand, un negozio, uno spazio commerciale qualsiasi o qualsiasi altra cosa.
1 – Se avete giá da subito chiara in testa l’idea di come sará lo stand sappiate che forse é un’idea sbagliata. É molto raro che le idee buone vengano subito.
2 – Se nessuno ha mai fatto uno stand anche solo lontanamente simile a quello che volete fare è probabile che ci sia qualche buon motivo. Altrimenti avete avuto un colpo di genio. Capita!
3 – Senza un’idea forte non c’è il progetto di uno stand che valga la pena costruire.
4 – Bisogna esagerare arrivando al limite dell’usabilitá. “Troppo” è una parola magica. Troppo lungo, troppo alto, troppo basso, troppo buio, troppo chiaro, troppo aperto, troppo chiuso, troppo stretto, troppo complicato, troppo semplice, e così via. Una buona idea per il progetto di uno stand ha sempre qualcosa di “Troppo”. Meglio uno stand sbagliato che uno stand brutto!
5 – É importante fare la lista delle cose che lo stand dovrá contenere, individuare il numero, la tipologia e le dimensioni approssimative delle aree funzionali. Magari poi si potrá rinunciare a qualcosa a vantaggio di qualcos’altro ma meglio esserne consapevoli.
6 – Uno stand deve comunicare con un’immagine semplice e precisa l’identitá del marchio.
7 – Copiare uno stand bellissimo è molto meglio che farne uno brutto tutto da sè. Però, come a scuola, è indispensabile che nessuno se ne accorga! Copiare un’idea sta alla base di qualsiasi buon progetto… poi bisogna farla propria, trasformarla, reinventarla…
8 – Niente è più brutto, sbagliato e inutile di uno stand banale.
9 – Come si diceva nel progettare uno stand é assolutamente indispensabile esagerare qui e lá ma tenendo sempre ben presente che saranno esseri umani con misure piuttosto precise a muoversi dentro e fuori. Un po’ di ergonomia non fa male!
10 – La solita ultima regola, infischiarsene delle regole! Perchè se bastassero le regole ci sarebbero solo stand bellissimi e invece…
Se volete darmi una mano ad allungare questa lista di suggerimenti scrivetemi!
Aspetto le vostre idee!

 

 

 

Lo stand, spazio aperto o chiuso?

Le aziende che partecipano come espositrici alle fiere nel mondo devono aver coscienza della propria identità. Prima dei propri prodotti espongono se stesse. La forma, il profumo dello stand mette in mostra il carattere del marchio. Sono tante le domande che rimbalzano tra la dirigenza aziendale e  chi ha il compito di proporre con coerenza l’immagine del marchio progettando un nuovo spazio espositivo.

Tra le tante questioni: APERTO o CHIUSO? Ricorre spesso e ne sottintende tante altre.

Popolarità o esclusività. Immediatezza o mistero. Necessità di mostrare il prodotto o possibilità di evocarlo solamente. Raramente le aziende fanno scelte radicali di totale chiusura o completa apertura verso il pubblico e quando la fanno quest’ultima è sicuramente prevalente. Pochi si possono permettere di non esporre il prodotto, di comunicare solo l’essenza del marchio. Esistono però una serie infinita di gradazioni tra lo stand chiuso/chiuso e lo stand aperto/aperto, ci sono mille modi di progettare uno stand cercando di dare un’immagine forte, essenziale, scultorea del marchio senza rinunciare a dare il giusto risalto al prodotto e a facilitare il contatto tra operatori e clienti. Tra le tante strade percorribili sicuramente una delle più interessanti è quella che impone di dividere nettamente le due questioni. Un luogo del prodotto e uno spazio dell’immagine. Anche nello stand più piccolo sarà sempre possibile identificare queste due aree. Magari questi spazi tenderanno a sovrapporsi ma dovranno mantenere una propria  peculiarità. Infine, facciamo attenzione a non sovraccaricare di segni il nostro allestimento espositivo. Meglio comunicare ed esporre poche cose con efficacia e chiarezza piuttosto che ottenere l’effetto risotto per l’incapacità di scegliere.

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