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Caratteri incomprensibili

Sfoglio dal sito del Calendario Podistico Veneto i volantini che pubblicizzano le manifestazioni dei comuni più vicini a casa. In genere non sono capolavori di grafica, è normale, per lo più sono fatti da chi ama più le camminate e la corsa di Illustrator e InDesign. Li capisco. Un volantino però mi folgora. Illeggibile. Un font gotico usato a caratteri maiuscoli dall’inizio alla fine. Viste tante cose brutte e un po’ folli ma questa le supera tutte.
Pensare che ci vorrebbe poco. 

Basterebbe scegliere un font famoso come l’Helvetica o uno banale come l’Arial, bastoni semplici, e usarli dall’inizio alla fine variandone solo il carattere e la dimensione, un bold o un black da 24 o 30 pt per i titoli  e un regular o un light da 12 o 14 pt per il corpo del testo mettendo in risalto ciò che più importa sempre con il grassetto. Fare quello che in genere fanno tutti professionisti.

Una bella formattazione a bandiera allineando il testo a sinistra, come scrivessimo dei semplici appunti su di un quaderno e il gioco per metà sarebbe fatto.

Poi chiaro che la composizione grafica può portarci in mille direzioni. Ma un consiglio semplice mi sento di darlo. Utilizziamo una grande immagine di sfondo con un’area abbastanza omogenea in corrispondenza del testo in modo da non renderlo illeggibile. Stop! Finito.

Poche cose semplici.
I Font utili sono davvero pochi: 
Garamond, Times e simili per i font graziati (Serif)
Helvetica, Futura e simili per i bastoni (Sans Serif)

Font pittorici, calligrafici, optical e creativi in genere con tutte le loro meraviglie e mostruosità servono moltissimo per pochissime cose e per farne buon uso è necessario un po’ di allenamento.

Semplice è difficile

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Essere semplici è difficile, così come scrivere ed esprimersi in modo semplice.
È difficile essere creativi e produrre idee ed oggetti semplici.
Sono convinto sia importante comunicare nel modo più diretto possibile pensieri che abbiano un significato cercando di evitare di spargere fuffa  e basta.

Anche progettare oggetti semplici è complicato.
Una poltrona, una lampada, un gioiello dalle forme incredibilmente lineari sarà sempre più affascinante di un oggetto inutilmente complicato.

Scrivere in modo semplice è faticoso perché bisogna aver fatto chiarezza su ciò di cui si vuole parlare ed è necessario informarsi sull’argomento. Bisogna scegliere le parole e la forma più adatta evitando periodi complicati e paroloni inutilmente altisonanti.
Scrivere in modo semplice non vuol dire essere banali.

Se infilo nel discorso un parolone vergognoso, una parolaccia inventata,  una forma strana e complicata, lo faccio consapevolmente. Mi serve per attirare l’attenzione, per far sorridere, per combattere la noia.
Non che ci riesca sempre. Nè a essere semplice né a non essere noioso.
Io ci provo. Magari in questo blog qualche volta mi lascio andare, sperimento e capita che scriva anche qualche sciocchezza.

Del resto scrivere in modo semplice è anche pericoloso perché così la gente si accorge se si rimesta la solita brodaglia e non ci si può nascondere dietro una nuvola di spezie che copra tutto.

Per progettare una seggiola, un vaso, o un tavolo la storia non è tanto diversa.
Essere semplici aiuta sempre. Perfino a disegnare delle cose apparentemente complicate.

Sono di quelli che preferiscono togliere, togliere e togliere fino ad avere superfici pulite, linee semplici da dove l’idea salta fuori subito.
Raggiunta una forma essenziale, tolte le  incrostazioni, qualche volta mi vien voglia di fare grafica, di appiccicarci un’invenzione, ma mi piace si percepisca questo desiderio di aggiungere, questa voglia di giocare e di stupire.

Non mi ricordo più quale filosofo dicesse… “Vi scrivo una lunga lettera perché non ho tempo di scriverne una breve”.
Non è tanto diverso quando si danno in pasto al pubblico oggetti complicati perché non c’era il tempo di renderli semplici.

Di questi tempi pieni di invenzioni vuote e di voli inconcludenti le aziende dovrebbero mirare alla semplicità, non alla vuota faciloneria, per distinguersi e farne motivo di vanto.

 

Creatività e semplicità

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Creatività e semplicità sono valori assoluti!
Non esiste nessuna motivazione per presentare in modo complesso cose che possono essere semplici.
Invece esistono un sacco di persone che adorano la complessità. A tutti noi verranno in mente politici, insegnanti e , non ultimi tanti uomini d’impresa  e addirittura giornalisti con un posto d’onore all’UCAS – Ufficio Complicazione Affari Semplici – persone che si sentono superiori fingendo di capire quello che gli altri non sono in grado di capire. Gente che ha bisogno della complessità per mantenere il suo ruolo.
Intendiamoci, la semplicità non è facile. Esistono cose, concetti, attività veramente complesse e per riuscire a spiegarle con semplicità bisogna davvero conoscerle molto bene. Scrivere in modo semplice, ad esempio, è molto più difficile che infilare uno dietro l’altro una serie di paroloni incomprensibili per fingere di essere molto colti.
Spesso è difficile risolvere alcuni problemi o pervenire a risultati creativi soddisfacenti usando semplicemente la logica. A volte è indispensabile fare uno scarto, abbandonare la linea retta caratteristica del pensiero logico ed usare il pensiero laterale. Uscire da schemi prefissati ed allargare la propria visuale.
Precursore, studioso e divulgatore con tanti saggi intorno al concetto di “semplicità” e creatore della definizione “pensiero laterale” è Edward de Bono, il più importante ricercatore sul pensiero creativo.
Dopo la pubblicazione nel 1985 di “Sei cappelli per pensare” nel 1991 De Bono ha fondato la De Bono Thinking Systems, una vera e propria scuola per insegnare a pensare.
Creatività e semplicità, a saperli usare senza banalizzarne il significato, sono strumenti insuperabili di crescita individuale e aiutano più di ogni altra cosa  a far crescere la produttività e ad affermare l’immagine di aziende grandi e piccole.
Alla fine mettiamo in gioco la nostra voglia di creatività e semplicità con un esercizio semplice che necessita di un po’ di pensiero laterale.
Lo schema rigido a 9 punti dell’immagine qui sopra sta alla base di uno dei giochi più utilizzati per esemplificare la potenza del pensiero laterale e la necessità di porsi davanti alle questioni con la mente sgombra da reticoli preconfezionati. Se l’avete già fatto vi farà sorridere e vi servirà solo da promemoria, altrimenti prendete un foglio di carta disegnate i nove punti e provate ad unirli con 4 linee rette continue, senza mai staccare la penna dal foglio.
E’ facile… basta uscire dagli schemi.

 

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