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Inizia a comunicare dal design del prodotto

Si inizia a comunicare l’azienda a partire dal design del prodotto.
Con un prodotto fortemente riconoscibile é piú facile vendere.
Ma come si progetta un prodotto riconoscibile?

Qualche idea:

1. Cerca nuove tecnologie
Che permettano di produrre oggetti piú innovativi, piú efficaci, spesso piú economici e piú belli.

2. Usa materiali diversi
A volte basta un abbinamento insolito.

3. Ricicliamo
Il design del riuso è sempre un’avventura creativa densa di contenuti da comunicare, moltiplica il valore dei materiali, delle forme e delle idee.

4. Cambiamo colore
Il colore è una delle qualità che aiutano maggiormente a vendere un prodotto e a renderlo riconoscibile. L’importante è che esca dal coro e si faccia ricordare.

5. Inventiamo forme nuove
L’intuizione in cui forma e sostanza si uniscono a creare una sorta di totem segna un momento creativo felicemente raro.

6. Lavoriamo con persone diverse
Avvalersi di creativi con competenze anche molto diverse dalle proprie può essere un’arma vincente per abbattere il muro dell’ovvietà!

7. Teniamo a bada la creatività
Attenzione a produrre invenzioni formali come se piovesse. Troppa creatività finisce per annullarsi. 

8. Pensiamo da subito alla confezione
Progettiamo il packaging insieme al prodotto, migliorerà entrambi e li renderà più originali.

9. Impariamo a copiare
Prendiamo dagli altri quello che conta, il metodo, l’intuizione che magari nemmeno si vede nel prodotto che ci attrae e ci stupisce.

10. Chiamami
Se una di queste note ti è stata utile o ti ha fatto riflettere contattami.

cercasi architetto cazzuto

Cercasi-architetto-cazzuto

 

Ieri pomeriggio ero lì  che pensavo a cosa raccontare, lo sguardo perso sul 25 pollici, certe volte 5 e 1/2 sono pochini, quando mi piomba addosso la proposta indecente.

– Cercasi Architetto copywriter per relazione solida e duratura. Sei un copy in cerca di una chance per tirarsi su le maniche e farsi notare, di un ambiente giovane che va alla velocità della luce, in costante crescita e dove non ci si ferma mai? Noi cerchiamo un tipo strategico, concept friendly, scrittore mancato, oratore affabile, creativo anche nel sonno, ma soprattutto cazzuto. La bellezza non conta, meglio almeno 3/5 anni di esperienza in agenzie, magari internazionali, competenze social e tanta maturità professionale. –

In un attimo penso che sia  scritto per me, a parte le agenzie internazionali…  ok per la bellezza che non conta, ok per strategico, ok per concept friendly, per scrittore mancato…  ok per oratore affabile, ok creativo anche nel sonno… e poi mi tocca rileggere che vogliono uno cazzuto, anzi…  soprattutto cazzuto!
Cazzuto?!
A prima botta non capisco, cosa vuol dire?
Cerco tra le mie reminiscenze giovanili, ripasso con ordine le conversazioni più accese avute di recente con i miei figli… un – cazzuto  –  penso,  me  l’avranno sbattuto in faccia di sicuro. Niente! Continuo a non capire.
Mi arrendo e guglo sul Garzanti on-line.
Ecco cazzuto: m -a; pl.m. -i, -e (volg.) 1. si dice di persona particolarmente abile, brava, o di compito, impresa difficili, molto impegnativi 2. sciocco, stupido: una domanda cazzuta…
Tutto e il contrario di tutto insomma.
Propendo per il primo significato e mi sento proprio cazzuto!
Non faccio in tempo a riprendermi da tanta soddisfazione che mi arriva la Newsletter dell’Ordine. Mi informa che volendo potrei accedere gratuitamente ad un corso sull’attuale normativa sulla responsabilità, la sicurezza e i rischi nella  bonifica dei campi minati.
Sobbalzo!
Per  fare l’architetto, il copy strategico e friendly occorre di sicuro essere creativi anche nel sonno come diceva l’improbabile annuncio, ma soprattutto, è vero, bisogna essere cazzuti!

Ispirazione. Cos’è? Cosa c’entra con il design?

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Ispirazione roba strana. Da poeti ottocenteschi con la tisi.
Ma da dove viene la mia ispirazione?
Le cose che disegno, siano gioielli, sedie, bricchi d’argento o flaconi spray, vengono dalle mie mani e dalla pancia, qualche volta vengono dalla pioggia, dal fuoco e dal vento.
Se immagino una nuova seggiola, un tavolo, una lampada o una borsa insolita, l’odore dei materiali, la consistenza delle loro superfici, sia cuoio, ferro o legno, si mescolano con l’umore della giornata, il suono e le parole di una canzone, il riflesso di uno specchio, l’immagine di una donna… e poi negli oggetti che ho intorno, qualcuno perfetto, come un puntapanni di legno, una forbice, un rotolo di nastro adesivo…
Ma lo sapete quanti tipi di forbici esistono? Decine e decine di forme per compiere lo stesso gesto su materiali e in modi diversi.
Accorgersi che sarebbe possibile trasformare una forbice per farle tagliare in un modo diverso  un qualche nuovo materiale… è ispirazione.
Il mio è un lavoro che non ha pause, non finisce la sera alle otto, quell’immagine perfetta può presentarsi in qualunque momento.
Qualcuno la chiama ispirazione e ne ha un’idea strana. Quella di un personaggio perso con la testa tra le nuvole che aspetta la rivelazione… Cazzate!!!
Sì, qualche volta sembra avvenga così ma vi giuro che se non state almeno otto ore al giorno a disegnare, cercare, costruire, modellare, provare, scartabellare, discutere… inutile sperare, non vi apparirà nulla.
Bisogna accumulare, accumulare e accumulare informazioni, immagini, sensazioni e informazioni tecniche, sperimentare forme e gesti, scoprire e capire le forme delle cose che assomigliano all’idea dell’oggetto che vorremmo creare. Andare a guardare cosa hanno fatto quelli bravi, quei designer, quegli architetti che amiamo da sempre, gente che è stata capace di dare forma a dei mondi. Padri che ci sono capitati  addosso e altri che ci siamo scelti.
Per quel che mi riguarda, Carlo Scarpa, come ogni architetto veneto che si rispetti. Un mago della materia, delle forme, della poesia della natura, un artigiano colto. Rituale, ogni anno, la visita alla tomba Brion e alla sua. Poi Aldo Rossi, mio professore negli ultimi esami di composizione architettonica che mi hanno accompagnato alla laurea. Un padre scelto per il suo insegnamento rigoroso e la capacità di indicare le strade della trasgressione. Ho amato alla follia i suoi disegni, i suoi plastici, la sacralità del suo studio a Milano vicino alla torre Velasca. La caffettiera Conica resta il mio fermacarte preferito.
Ecco! Un grande a cui ho avuto la fortuna di stare vicino. Un Pritzker Prize (l’oscar dell’architettura) morto troppo presto, quando avrebbe potuto darci ancora così tanto.
Design ricerca e ispirazione per me sono fatti anche di questo, di gente che ha lasciato un segno, perché incontrata davvero o incontrata sui libri o nelle cose che hanno fatto.
Poi si cancella tutto e resta quel che resta, roba solo mia.
Un segno, un ricordo, la forza di uno scarabocchio, la lucentezza di una superficie, la trasgressione di un taglio, la banalità di una simmetria.
Piccoli segni e progetti che si accumulano e diventano la caratteristica di uno stile, il segno di una personalità.
Metto a disposizione tutto questo mondo a chi voglia fare ricerca e sviluppare idee. Decenni a cercare di capire cos’è bello e cos’è brutto, cosa funziona e cosa no, le cose che mi piacciono e quelle che non sopporto  e soprattutto perché. Un modo di mettermi ad ascoltare le necessità, i sogni, le ambizioni, i progetti, farli miei e sapere dove andare a far nascere l’ispirazione.
Alla fine, mescolando tutto, l’esperienza e la sensibilità di artigiani e imprenditori con le mia storia creativa, mettendo insieme la mia e la loro ispirazione, dopo un bel match di solito vengono fuori idee interessanti.
Cose che funzionano davvero.

Nell’immagine  –  anello Crumple – Paolo Marangon design for NANIS
(la sinuosità e la sensualità delle curve – l’archetipo femminile)

Guarda CRUMPLE RING

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