fbpx

Articoli

La perfezione stupida

L’ho già detto tante volte, ma lo ripeto.

Cercare la perfezione nell’uso dei materiali naturali é un atteggiamento stupido due volte. É stupido perché ci costringe a mettere in atto lavorazioni difficili e costose per eliminare le presunte imperfezioni ed é ancora più stupido proprio perché ci fa cancellare quelle imperfezioni che sono l’essenza stessa di quei materiali.

La ricchezza di tutti i materiali naturali sta proprio nelle loro imperfezioni. Li rende unici e interessanti e ciascuno regala esperienze diverse.

Ogni pezzo di legno é diverso da un altro. Ogni sasso, ogni pietra é diversa dalle altre. Ogni filo di lana, ogni tessuto naturale ha caratteristiche diverse, ogni foglio di carta naturale ha una trama diversa. Tutte le terracotte e le ceramiche hanno mille piccoli segni che le differenziano dalle altre.

La stragrande maggioranza delle aziende lavora sodo e senza risparmio di capitali per cancellare le caratteristiche più pregevoli dei materiali che usa. Si cerca di lisciare, cancellare, stirare, decolorare… provando con mille difficoltà e risultati spesso controversi ad uniformare tutto.

Esaltiamo le imperfezioni dei nostri materiali naturali.
Descriviamo l’infinita varietà delle lavorazioni che effettuiamo per coglierne l’essenza. Facciamo capire al nostro pubblico come quelli che spesso considera difetti sono invece dettagli che arricchiscono ogni oggetto e lo trasformano in un pezzo unico.

Raccontiamo i dettagli, le  bellissime imperfezioni delle nostre creazioni.

Marsala e basta, basta marsala!

marsala_634

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dopo il Radiant Orchid del 2014, Pantone nomina colore dell’anno 2015 il MARSALA, codice 18–1438.
Ok, mi dico, perfetto, un grande tributo all’Italia, a uno dei suoi prodotti più famosi, che diventa punto di riferimento cromatico per tutta la creatività mondiale.
Ottimo. Meraviglioso. Fantastico, no?  Sì.

E allora dai marsala a fiumi,  marsala come piovesse, marsala mescolato ai fiori e alle righe sulle passerelle della moda internazionale, declinato tono su tono o in abbinamenti tenui con tutta la gamma dei colori caldi più leggeri, o azzardato dentro spregiudicati accostamenti. Marsala con il blu cieloemare, con il rosso fuoco, marsala e viola, marsala sempreecomunque.
Verseranno litri e litri di marsala sulle finiture d’arredo, lo lanceranno addosso ai rivestimenti facendo gli artisti americani concettuali,  ne faranno cadere bottiglie intere sui pavimenti, ci ubriacheranno tende, divani, lampade e pentole. Dalla carta patinata delle riviste di moda ammiccheranno le nuance marsala di smalti, rossetti e ombretti, e nei selfie i capelli delle sensuali, morbide bionde di un istante prima abbandoneranno le note fruttate del Soave per tradirlo senza indugio con la tenebrosa dolcezza del marsala.

Redattrici d’interni e fashionblogger, modiste e pellicciai, il re ha detto marsala, il re è nudo, brindiamo alle quarantanove sfumature di marsala, e qualcuno poi dirà che no, no, non va bene così, non va, perchè di marsala ce n’è uno soltanto, lo dice Pantone, tutto il resto è cancellato, via, basta, con buona pace di chi cerca riflessi d’oro, d’ambra e rubino, e spacca il capello in quattro, travisando un punto di magenta con una sfumatura di lacca di garanza chiara. Di chi si dispera nella vana, frustrante ricerca di quel tono intenso ed assoluto visto chissà quando, chissà dove, uno di quei colori che non salteranno fuori neanche provando a mescolare il mondo, di chi sovrappone e incrocia e schiarisce e scurisce per poi buttare il pennello davanti a quel color terra desolata d’inverno perenne, che ha inghiottito tutte le sfumature di verde marcio e di blu notte.

Quello scuro, quello che va con tutto e che non sa di niente.

Sará questo, il marsala. Sarà dappertutto.
Andrà con tutto, e già sento nostalgia di Radiant Orchid.

Scegliere la carta per la stampa

scegliere-la-carta-per-la-stampa_634

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Se stiamo per stampare il nostro prossimo catalogo aziendale, la brochure della nostra attività, la cartolina di un invito ad un evento o anche solo un semplice biglietto da visita ricordiamoci di scegliere la carta per la stampa giusta.
Di carta per la stampa ce n’è di tutti i tipi: patinata lucida e opaca, tanto per iniziare proprio dalle cose semplici, uso mano, goffrata, vergata, opalina, filigranata, perlata, metallizzata, autoadesiva, riciclata, accoppiata, marcata, naturale, traslucida, gessata, tessile, colorata in massa, bicolore, ecologica, vellutata, avoriata, trattata…
Così tanto per dare un’idea del mondo infinito che si potrebbe esplorare ogni qual volta si decide di stampare qualcosa.
La scelta della carta non è secondaria, spesso cambia la resa della nostra pubblicazione da meraviglia a schifezza e viceversa.
Ovviamente più ci si avventura nella scelta di carte elaborate più si rischia di commettere errori pesanti. Al contrario rinunciando a priori a qualsiasi sperimentazione si resta inchiodati alle solite cose viste e straviste.
Comunque ci sono diversi motivi per cui alla fine, nella stragrande maggioranza dei casi, si usa una patinata qualsiasi. Il prezzo, normalmente decisamente più economico. La qualità del risultato finale, generalmente garantita dalle tipografie, a fronte invece di “se” e “ma” sollevati a iosa nell’ipotesi di voler usare carte meno comuni. La facilità di reperibilità in tempi rapidi.
Se però si punta ad ottenere un qualche effetto speciale, se si vuole parlare con la carta, dare la sensazione di aver cercato un materiale che aggiunga significato ai contenuti della stampa, allora si apre un territorio sconfinato di possibilità.
Teniamo presente che stampare solo del testo usando un solo colore è molto diverso dallo stampare  grandi immagini a tutta pagina in quadricromia, nel primo caso potremo scegliere praticamente qualsiasi supporto senza grandi differenze, nel secondo qualsiasi lieve variazione nella qualità della carta per la stampa cambierà il risultato finale.
L’esperienza alla fine è quella che conta, aver fatto un sacco di sbagli aiuta a capire cosa succederà usando una carta anziché un’altra.
Cerchiamo una tipografia di cui poterci fidare, che ne sappia di carta per la stampa, confrontiamoci e qualche volta proviamo a rischiare, il risultato non sarà mai così terribile.
Divertiamoci a scegliere il materiale giusto visto che il gioco durerà ancora per poco!
Fino a quando non verrà vietato l’uso della carta a tutto vantaggio di tablet, smartphone, schermi supersottili pieghevoli a memoria infinita e tutto quello che verrà. L’umanità si abituerà velocemente così come ci siamo abituati alla scomparsa delle tavolette di cera prima, e ai mille utensili da grafici spariti in questi ultimi vent’anni, tecnigrafi, trasferibili e cow–gum tanto per dirne qualcuno e rinfrescarci la memoria.

Uno stand di successo.

peroni-e-la-tripolina_634Lo stand che ho progettato per NANIS, l’azienda vicentina produttrice di gioielleria, per la grande kermesse di ViOro 2010, continua a restare nella memoria come un oggetto di grande impatto, un allestimento forte, di successo, realizzato davvero con poco!
Il destino degli allestimenti fieristici, anche degli stand più importanti, è quello di sparire, di essere smontati, di lasciare solo ricordi. Questo è uno dei motivi per cui amo lavorare a queste creature effimere che abbagliano e svaniscono.
La struttura del grande parallelepipedo nero, 18 metri per 5 e 6 di altezza era già stata realizzata quattro anni prima quando con NANIS avevamo dato spazio ai video proiettandoli a tutta parete su tre dei quattro lati creando uno sfondo ideale per le sfilate delle modelle ingioiellate. Primo stand  fortemente fashion oriented a VicenzaOro.
Eliminati gli schermi avevavamo pensato ad un vestito leggero, vedo non vedo, ad una cortina semitrasparente che rivestisse tutta la struttura metallica dandole unità e compattezza ma nello stesso tempo permettesse sguardi furtivi interno/esterno e viceversa innescando quel gioco di relazioni per cui a volte è sufficiente incrociare uno sguardo per catturare l’attenzione di un possibile cliente. Si era scelta la tenda “tripolina” di Peroni, l’azienda leader nella produzione di materiali scenici, una fitta cascata di sottili fili neri che dal perimetro del soffitto avrebbero toccato terra. Bello! Unità d’intervento e filtro dentro/fuori erano stati creati… mancava l’effetto finale! L’idea brillante, quel qualcosa da esclamare… wow!!! I fili della “tripolina” che ricoprivano lo stand sembravano proprio una gonna belle epoque, tutta frange e applicazioni scintillanti. Ecco l’idea, sarebbe bastato applicare le pallettes per trasformare un materiale interessante ma omologato in una seducente, grande esplosione di riflessi. E così bastò fustellare lo specchio flessibile sempre di Peroni con 2000 piccole sagome che riproducevano le forme caratteristiche dei gioielli NANIS e ricoprire i 140 mq delle due facciate esterne.

Un bel gioco! Semplice, fatto quasi di niente che penso molti ricorderanno ancora. 

www.peroni.com

CONTATTAMI

Food-design – una verniciata al pollo?!

In una delle tante scorribande nel mare della rete mi sono imbattuto in un sito in cui tra le altre cose si vendono bombolette spray per colorare i cibi.
Volete una mela blu? Nessun problema, una spruzzata e viene perfetta. Vi sentite un po’ Venere e il pomo lo volete d’oro? Una spruzzata e fate prima di Zeus!
Se poi dovete rimediare ad un pollo leggermente bruciacchiato… no problem, facciamo d’oro anche quello che viene una figata!!!
Food-design? Innovazione? Libertà creativa? Devo confessare di sentirmi un uomo delle caverne ma preferisco vedere il colore dei cibi al naturale. I produttori garantiscono la commestibilità di tutto ma la lettura degli ingredienti di questi spray colorati commestibili non mi invoglia all’abbuffata:
Oro: additivi:. E943a, E943b, E944, etanolo, aroma, E555, E171, E172
Argento:additivi: E943a, E943b, E944, etanolo, aroma, E555, E171.
Rossa: additivi: E943a, E943b, E944, etanolo, . aromatizzanti, E555, E172
Blu: additivi: E943a, E943b, E944, etanolo, aroma, E555, E171, E133.
Chi volesse provare può fare una capatina su:
www.the-deli-garage.de

Gioielli ricchi e poveri

Mi piacciono i gioielli realizzati con materiali poveri! Legni qualsiasi, chiodi arrugginiti, plastiche colorate,  fili di ferro, carte e cartoni, ritagli di stoffa, scarti di vetro, sassi, piume… palline da ping-pong, come gli anelli della foto e tutto quello che può capitare in mano e far nascere idee brillanti o semplicemente comporre forme interessanti. Chiaro che l’uso di materiali di nessun valore deve far sviluppare la creatività. Non è necessario inventare chissà cosa, a volte basta proprio pochissimo, basta saper vedere al di là della quotidianità. Se invece delle cianfrusaglie mi tocca proprio usare l’oro, anche il metallo prezioso per eccellenza mi piace grezzo, senza tante lucidature e lavorazioni superficiali aggiuntive, se è un po’ macchiato, slabbrato, strisciato…  meglio. E’ bello mescolare materiali poveri e materiali nobili, spesso dal contrasto ne guadagnano entrambi. La creatività, i pensieri, le idee sono i veri gioielli! Capaci di trasformare tutte le cose in amuleti magici!

× Contattami