fbpx

Articoli

Scrivere l’Azienda

È importante raccontare la propria attività. Soprattutto oggi, in internet non possiamo farne a meno.

Scrivere è il mio lavoro.

Scrivo per me e per aziende molto diverse tra loro: produttori di gioielleria, aziende agricole, produttori e rivenditori di mobili e oggetti di arredamento, concerie e aziende che lavorano il ferro e la plastica, Enti che offrono servizi…
Non mi pongo limiti settoriali.
Abbiamo tutti bisogno di creatività!
Racconto le aziende e la loro creatività.

Inviare NEWSLETTER come questa è uno dei modi più efficaci per farsi conoscere e per far capire cosa facciamo.
Qualche consiglio per raccontare bene la nostra azienda:

– Semplicità
La regola fondamentale è sempre quella: usare un linguaggio semplice e quanto più personale possibile.

– Senza banalità
Se vendiamo gioielli o vino o qualsiasi altra cosa, sará utile non parlare sempre e solo di quanto sono belli e buoni i nostri prodotti. L’oste dirá sempre che il suo vino è buono.
Diamo qualche consiglio mettendo a disposizione quello che sappiamo e che crediamo utile.
Manteniamo un tono leggero, spiritoso, se ne siamo capaci, evitando la sicumera del “so tutto mi”.

– Con che frequenza?
Non esiste una regola!
Se scriviamo cose interessanti, scritte bene e le inviamo al pubblico giusto, possiamo farci trovare nella posta anche due volte al giorno. Se inviamo scemenze presuntuose e scritte male anche una volta al mese sarà di troppo.

– La lunghezza dei testi.
Come sopra! Fatto salvo uno standard orientativo di 300 parole, se scrivo cose interessanti potró dilungarmi,  altrimenti  una riga sarà già troppo.

– Con personalità
Mettiamoci in gioco, tiriamo fuori la farina dal nostro sacco e mostriamo chi siamo e cosa pensiamo.

Genuinità e verità pagano sempre.

Chi sono?

Chi-sono

 

Chi sono?!
A volte mi vengono dei seri dubbi che la gente sappia rispondere ad una domanda così semplice.
Quando do un’occhiata al sito di un’azienda, a quello di qualche professionista o al sito di una qualsiasi società di servizi, la prima cosa che vado a vedere è… Chi sono.
La fregatura é che la maggior parte delle volte quando clicco sul pulsante del menù principale – Chi sono – o – About – o – Chi siamo – trovo un’altra cosa. Trovo quello che la gente fa. Come se avessi cliccato il pulsante cosa faccio, cosa facciamo. In realtà la maggior parte delle volte lo so già benissimo cosa si fa in quel sito. Perché se sto navigando un sito di giardinaggio so che probabilmente il titolare farà il giardiniere, se guardo un sito di consulenze so di sicuro che i titolari fanno i consulenti. Insomma so sempre cosa si fa sui siti che vedo. Il più delle volte invece è difficile sapere chi sono le persone che svolgono quelle attività.
È un peccato perché a me interessa molto chi sono, il più delle volte mi interessa più di quello che fanno. Credo che tantissima gente voglia sapere con chi ha a che fare. Penso ci siano infiniti modi per dirlo, per presentarsi, mostrando tanto o poco di sé, dicendo cose apparentemente futili o fatti essenziali, l’importante secondo me è provarci.  Mettere una foto, dire quello che ci piace, svelare un sogno… cose semplici, senza preoccuparsi troppo. É come allungare una mano e dire – Piacere, eccomi! –
Io ci ho provato, magari non dicendo tutto quello che il visitatore del mio sito vorrebbe sapere, però ho messo lì quello che sono, forse quello che ero. Adesso dovrei già cambiare, aggiungere, togliere.
Ho raccontato i miei gusti e siccome i gusti cambiano sarebbe ora di aggiornarli. Sarebbe ora di cambiare la foto, che non può rimanere come un’icona quella per sempre. Il nostro sito internet dovrà avere certamente un aspetto più istituzionale dei profili social su cui pubblichiamo il nostro quotidiano ma sarà meglio evitare il deposito della polvere.
È Pasqua, è iniziata una nuova stagione e forse è il momento di dare una bella rassettata anche al nostro sito.
Se serve una mano sono qua!

ha ancora senso?

Ha-ancora-senso

Mi hanno appena dato due  bellissimi biglietti da visita. Di quelli importanti, si vede dalla carta, dal nome, da tutto, ma…
Ha ancora senso?
Intendo… scegliere un cartoncino bello, di qualità, impaginato e stampato da Dio che il nostro interlocutore depositerà direttamente tra la carta riciclabile appena ci saremo girati.
Non abbiamo neanche il rituale giapponese della presentazione a due mani che dal cuore si aprono a vassoio, gesto sottolineato da un impercettibile inchino. Ci scambiamo i riferimenti necessari alle nostre relazioni d’affari come non ce ne fregasse niente.
I biglietti da visita non ci servono neanche come pretesto per marcare con un gesto l’inizio di una relazione.
Ha ancora senso?
Appena arriva una email da uno sconosciuto google o chi per esso lo cataloga tra i nostri contatti in bell’ordine a disposizione sul nostro smartphone, sul tablet e su un paio di nuvolette digitali raggiungibili anche da un’isoletta sperduta.
Ha ancora senso stampare quintali di cataloghi dalle copertine di seta che inevitabilmente  in percentuali altissime andranno al macero?
Non fraintendetemi, mi piace la carta stampata, ho speso un sacco di soldi in libri, le tipografie, le librerie sono posti bellissimi. Ma è una battaglia persa, potremo provare a boicottare tutta la produzione e la distribuzione di testi in formato digitale ma saremo spazzati via come nuovi ridicoli luddisti.
Io ho già tradito, ho saltato la barricata da un pezzo. Compro ancora di nascosto qualche libro fatto di carta solo per mantenere il vizio, per riprodurre un piacere imparato da bambino. I nostri figli saranno gli ultimi e poi basta.
Le biblioteche resisteranno ancora un po’ poi tutto si scioglierà come tavolette di cera.
Solo le parole. I pensieri, le storie non finiranno mai, si moltiplicheranno all’infinito, e avranno sempre bisogno di una forma, una composizione, un ritmo. La grafica digitale ha altre leggi, altre frontiere, infiniti mezzi di diffusione che un po’ alla volta ci conquisteranno diventando abituali.
Nel frattempo godiamoci il fantastico tramonto dell’era della carta stampata. Scegliamo carte meravigliose, innalziamo monumenti a Fedrigoni… Stampiamo biglietti da visita dello spessore di un tramezzo e cataloghi mescolando tutte le carte del mondo.
Vi chiedo solo una cosa, facciamola finita subito con i fax!

WWW.SITO.WOW

www-sito-wow

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Navigando in Internet a caso mi capita spesso di inciampare, anche senza StumbleUpon, in siti aziendali di ogni specie… abbaglianti, bellissimi, interessanti, brutti, noiosi, dalla grafica antidiluviana, labirintici, che mi chiedono di scaricare Flash, che mi aprono subito un bel pop–up e quelli che sempre più spesso si propongono di risolvere tutti i problemi della mia vita e avanzano il loro aiuto  con una certa aggressività, come se io potessi mai avere dei dubbi sull’efficacia immediata dei mezzi che mi offrono a fronte di una modica spesa.
Ma lasciamo perdere le divagazioni e torniamo ai siti che mi stupiscono.

Resto di stucco quando, navigando siti dalla grafica curata,  finisco a scorrere le news e scopro che la più recente risale al settembre del 2010. Mi informa che l’azienda sarà presente a una fiera internazionale di lì a quindici giorni. Appena sotto la news precedente mi dice che anche nel 2009 era successa la stessa cosa… 

Mi sorprendono i siti che preventivamente aprono una pagina di benvenuto con un’animazione fantastica e mi chiedono di scegliere la lingua che più mi aggrada tra le cinque o sei a disposizione. La cosa che mi sorprende di più è l’icona che prima di ogni altra cosa mi chiede di scaricare Flash Player per poter accedere alla splendida animazione di cui si parlava prima. Tutti i dispositivi Apple non vedono Flash perché tra le altre cose dicono… “Avere Flash Player installato è un invito ad entrare rivolto ai malviventi di tutto il mondo.”

Mi lasciano così… così… quei siti che al pulsante CHI SIAMO mi raccontano un sacco di cose tranne… CHI SIAMO.
Poi ci sono siti dai testi copia incolla, dai testi buttati lì, pieni di errori, dai testi che se non c’erano i testi era meglio. Internet e google in particolare amano le cose scritte in modo comprensibile e non copiaincollate.
Una parte del mio lavoro consiste nello scrivere per il web… se serve son qua!

Un sacco di aziende hanno siti realizzati agli albori di questo millennio, intendo molto prima del 2010. Se da una parte è un bel modo per dire – noi siamo stati i primi –  ora questi siti non danno un’immagine particolarmente innovativa dell’azienda e soprattutto non sono molto funzionali.
Rispetto a vent’anni fa realizzare un sito costa dieci volte di meno però guarderei ancora con sospetto a chi butta là offerte 3×1, sconti 70% o… incredibili TUTTO GRATIS. In genere davanti a queste cose mi vien sempre da chiedermi – dov’è il trucco? – Poi mi capita di guardarci dentro e capisco.

Pinterest, ispirazione social

ispirazione-social

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

È capitato a tutti di rimanere a corto di ispirazione.
Quante volte ci è capitato di girare e rigirare tra le mani i pezzi delle nostre collezioni in cerca di un’idea per creare una linea nuova o semplicemente per  rinfrescare il campionario. Fermo restando che qualsiasi cosa può darci la scossa e mettere in moto la fantasia, forme di oggetti d’uso quotidiano, sculture, musica, cinema, riviste, romanzi, architetture, forme della natura e gli infiniti cortocircuiti che tra questi si innescano, da anni ormai, oltre alle tradizionali fonti,  è possibile attingere spunti creativi dall’infinito, magmatico serbatoio dei social network. Tra questi Pinterest è il posto migliore per fare scoperte sorprendenti, per vagabondare sulle onde di emozionanti suggestioni o per fare ricerche mirate. Ognuno può usare questo mondo infinito di immagini come preferisce.

–  Fare ricerche per  trovare forme ispiratrici per esempio usando parole chiave come “ oval jewels” o “round chairs” o ancora “giacche lunghe”, “scarpe a punta” o “fioriere rotonde”… ovviamente l’uso di keywords in inglese ampierà di molto i risultati della ricerca.

–  Cercare materiali inusuali, tipi di carta o di pietra o legno…

–  Catalogare le proprie ricerche in bacheche che sintetizzano le idee creative dividendole per settori di applicazione come design, grafica, architetture, arredamenti… o in modo molto più personale ed evocativo.

–  Condividere idee e ricerche con amici, collaboratori e clienti, decidendo di volta in volta chi potrà vedere i vostri pin.

In Pinterest le immagini congelano le idee  e quando le mettiamo in una bacheca facciamo un po’ come con le provviste che finiscono nel freezer. A tempo debito potranno essere scongelate, tornare vive e rendere fecondo un nuovo progetto.
Milioni di persone usano Pinterest con gli scopi più diversi, tantissimi per cercare ispirazione, è fantastico come le ricerche di tutti formino uno sterminato abaco di strumenti creativi.

IL WEB CHE CI SERVE

il-web-che-ci-serve_X_634

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Stamattina ho la fissa del web, di quello che serve alle aziende per comunicare in internet.
Una fissazione che cresce da un sacco di tempo, da quando ho visto fiorire dappertutto pubblicazioni specialistiche contrassegnate da una cifra: 3.0 – TRE PUNTO ZERO
Cos’è il Web 3.0? Esattamente non lo so, non so neanche con certezza se esista!
Ero lì che mi trastullavo con l’illusione di essere un sacco avanti, io che in qualche modo so qualcosa di web 2.0, quello dei social per intenderci, delle condivisioni, della viralità, degli hashtag, di Facebook e Youtube, dei blog, di google e compagnia bella…
Ecco che quelli bravi, quelli che sanno tutto di tutto… track!!! Mi sbattono sotto il naso questa storia del web 3.0, una cosa che loro ne parlano già dal 2006… roba di big data, di web semantico… e finiamola lì che ho già mal di testa.
Se vi siete incuriositi fatevi una bella gugglata e andate ad annusare cos’è  ‘sto web 3.0.
Ritorno alla mia fissazione… nemmeno si sa se esista o non esista (il web 3.0) e si scrivono libri, si fanno conferenze e io che giro le aziende piccolissime, piccole e medie, le famose PMI, (che sono piccole sì ma non sono le PM10, le polveri sottili), trovo un sacco di siti di imprese con splendide welcome, con le news aggiornate all’ultima fiera del 2009 (sic!),  siti realizzati in Flash, che frega niente cosa sia, purchè sia chiaro a tutti che sull’ipad non si vede, per dire.
Allora 3.0 o 2.0 dovrebbe importarci poco. Dovremmo preoccuparci invece del divario enorme che si sta creando tra tecnologia, strumenti, capacità di operare e diffusione delle conoscenze di base.
Esistono ancora tantissime aziende, spesso non piccolissime che stanno decidendo in questi giorni di sbarcare in Internet per la prima volta. Tra queste ed anche tra quelle che ci stanno da un pezzo, non sono poche quelle che hanno una visione contorta e annebbiata delle differenze che passano tra sito istituzionale, blog, pagina Facebook, e di cosa caspita serva avere una presenza sui principali Social della rete.
Conoscenze semplici, terra terra, per avere chiaro quello che serve a cosa.

Proverò a dire poche cose semplici, magari banalizzando, non mi importa, credo che quello che conta sia ristabilire una nuova base di partenza, un livello di conoscenze diffuso più vicino alla realtà.

La cosa più importante oggi è che il sito istituzionale, il blog o l’applicazione funzioni decentemente su tutti i nostri dispositivi, sul computer di casa, sul portatile, sul tablet che abbiamo in borsa e sullo smartphone che usiamo ormai per tutto. In una parola è importante che la nostra presenza sul web sia “responsive” ovvero risponda sempre, con qualsiasi strumento vi si acceda.
Questa cosa di dover essere responsive a tutti i costi è un po’ una fregatura, i siti hanno finito per assomigliarsi tutti visto che i layout gira che ti rigira sono sempre quelli. Questo aprirebbe un discorso importante sui contenuti, i testi e le immagini, ma ne ho già parlato e ne parlerò ancora.

Una presenza articolata sul web oggi dovrebbe prevedere almeno un sito istituzionale e  un blog o almeno uno dei due e l’interazione sui social più utili alla tipologia dell’attività.

Il sito istituzionale oggi è l’HUB, l’aeroporto dove tutti arrivano e partono.
Mostra le insegne, il logo, le persone, dice dov’è e com’è la nostra attività.
Il Blog qualche volta può sostituire il sito istituzionale, ma ha una funzione diversa, è il giornale di bordo, serve a condividere la vita quotidiana dell’azienda, i progetti ancor prima che si concretizzino, le idee, i valori.
La rete dei Social connette la gente alla vita dell’azienda e l’azienda alla vita del suo mondo.
Esistono social per tutti i gusti e tutte le necessità, per condividere le proprie immagini con brevi commenti (Instagram), per condividere tutte le immagini che ci piacciono, le nostre e tutte quelle che troviamo sul web (Pinterest), per esprimere brevi pensieri accompagnandoli magari da un’immagine, una sorta di microblog in soli 140 caratteri (Twitter), per pubblicare i nostri video a scopo ricreativo, divulgativo o didattico (Youtube), per presentarci e interagire col mondo professionale e delle imprese (LinkedIn), ed infine  Facebook e Google+ dove la vita scorre di condivisione in condivisione con tutte le sue sfaccettature. Una rete fatta anche da un’infinità di altre modalità di interazione, Foursquare  basato sulla geolocalizzazione e quindi adatto al turismo per esempio, e poi ancora, e ancora…
Se siete lì che state pensando a cosa potrebbe mai servirvi questo o quell’altro, quale vi si addice di più… ecc… direi che siamo sulla buona strada.
Questo lungo post forse ha fatto un po’ di chiarezza, ma soprattutto spero abbia fatto nascere tante altre domande…
E l’Hosting? E cos’è WordPress? E quanto dovrebbe costare un sito web? E come dovrei usare i social per promuovere la mia attività? E l’e–commerce? E la landing page? E l’inbound marketing? E l’email marketing? E come dovrebbero essere i testi? E le foto? E…? E…? E…?

Serve ancora qualche risposta?

 

Contenuti di qualità

CONTENUTI-DI-QUALITA'_634

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In internet la differenza la fanno i contenuti di qualitá!
Nel web design ci dibattiamo ancora tutti i giorni tra la voglia di stupire e la necessitá di standard generalmente condivisi. Creare siti in internet veramente innovativi è sempre più difficile sia per l’obbligo di creare interfacce sempre più “responsive” cioè che soddisfino la leggibilitá su strumenti molto diversi, workstation, portabili, tablet, smartphone, sia purtroppo per l’ottusitá di tanti tecnici assolutamente refrattari a confrontarsi e a condividere i progetti mettendo a disposizione le loro conoscenze.
Inutile soffermarci su diatribe sterili visto che poi ciò che fa la differenza nel web come dappertutto sono i contenuti di qualitá.
Immagini e video bellissimi che si caricano velocemente, possibilmente utilizzati con cura, e poi testi scritti decentemente, facili da leggere, lunghi il giusto.
Se per le immagini si sta diffondendo velocemente un certo gusto, merito di istagram e pinterest, per i testi spesso siamo a livelli da prima elementare!!!
Stendiamo un velo pietoso su errori di grammatica che voglio imputare tutti alla distrazione, alla velocitá di battitura, alla fretta di pubblicare ( comprensibile sui social, meno sulle pagine istituzionali) ma i contenuti accidenti!
Paroloni incomprensibili per esprimere concetti semplicissimi, titoli che promettono quello che poi i testi disattendono, tiritere ripetute mille volte su tutte le pagine – about –  l’azienda – chi siamo (dove quasi nessuno si presenta) – cosa facciamo –  la nostra filosofia (filosofia?!).
Testi di due righe, buttati lá, tanto in internet non legge nessuno, oppure paragrafi e paragrafi copiaincollati da chissá dove.
In mezzo a tanta mediocritá chi lavora bene balza agli occhi!
Chi si prende la briga di usare un po’ di attenzione, di fare creativitá senza scopiazzare di qua e di lá, chi cura il taglio delle immagini e pensa a montaggi video non banali.

Chi pubblica contenuti di qualità con costanza alla fine vedrà premiato il suo lavoro.

 

Cosa succede ogni 60 sec in internet

Se qualcuno se la fosse persa vi ripropongo l’infografica pubblicata su blog.qmee.com in cui si illustra quello che succede in internet in un minuto. I numeri parlano da sé, 571 nuovi siti, 278 mila tweets, 2 milioni di ricerche su google, 204 milioni di email… e così via. Un’enormità di dati che nei prossimi dieci anni a sentire Zuckerberg e compagni potrebbero quadruplicare.
Sono ben lontano dalle posizioni di chi prendendo spunto da queste informazioni tuona contro il tempo buttato via, contro l’inutilità di tanti di questi eventi on–line. Il tempo chi l’ha voluto perdere l’ha sempre perso e il modo c’è sempre stato anche senza videogiochi e senza twitter.
Sono affascinato da quanta gente si è messa a scrivere, non importa cosa, quanta gente fotografa, discute, compra e vende, chiacchiera, cazzeggia certo… ma anche scambia informazioni preziose, partecipa. Credo che internet sia un grande mezzo per far crescere la democrazia, per aumentare il controllo dei poteri sulle persone, per diffondere la conoscenza e spargere ovunque una quantità di scemenza, per rendere tutti più liberi e più incatenati allo stesso tempo. E’ solo un mezzo incredibile e dipenderà da quello che vorremo farne.  Ovvietà! Ok, ma mi andava di ripeterlo, vorrà dire che in questo minuto ci sarà un post in più!
Solo un appunto alla bella infografica di QMEE che oltre ad essere graficamente piacevole è anche leggibile. E Wiki? Che fine ha fatto Wikipedia?! Quanti bussano alle sue pagine in un minuto? Non lo sapete?
Ok! Ci tocca chiederlo a Wikipedia!

blog.qmee.com 

× Contattami