Il brand è un segno.
Una cosa che se la vedi tre volte in una settimana scrollando instagram te la ricordi.
Un colore che ti attira o ti dà fastidio, che messo in quel modo ti dice del suo territorio, del suo stile.
Forme che identifichi subito.
Un modo di parlare, di scrivere, di usare il linguaggio che è slang, che si capisce se è rivolto a te o no.
Può essere marmo o legno, alluminio o vetro, carta lucida, plastica o canapa tessuta a mano.
Qualsiasi materiale cambia e diventa altro quando passa attraverso i filtri fissati dal brand.
Il marmo può diventare leggero, la plastica preziosa e il legno trasgressivo.
Le regole del brand sono poche ma sono rigide più di quelle di una prigione anche se dentro ci si diverte da matti.
C’è sempre chi disprezza e odia il marchio che disegna i trend.
No Logo è da sempre brand esclusivo, tu che lo riconosci l’adepto.
Le regole del branding si giocano a tutte le scale, in microcosmi condominiali e negli universi globali. Dalla gelateria artigianale alla casa automobilistica.
Puoi scegliere una tovaglia a grandi pois neri, un cane a sei zampe o qualsiasi altro ma poi sono quelle due o tremilioni di cose che hai deciso che non si possono fare che mostreranno chi sei, tutti i giorni, ovunque. Difficile eliminare tre milioni di segni dal tuo brand? Mica tanto! Scegli per identificare la tua azienda un solo colore e milioni di sfumature non potranno farne parte. E così per font, per suoni, per forme, per materiali… è un attimo!