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Un salone divino

Mille idee da degustare in poltrona

Come ogni anno, puntuali come le allergie d’inizio Aprile, VINITALY e SALONE DEL MOBILE sono lì a due settimane l’uno dall’altro. Perché non li uniamo in un mega evento da Milano a Verona? Una cosa da immergersi in degustazioni infinite e comodissime. Tracannare gocce di nettari afrodisiaci approfittando di divani, sedie, poltrone, chaise–long, cucine vintage o tecno… in un baillamme di luci e di colori ritrovandoci ubriachi fradici, non di vino che quello si assaggia e bon… ma di nuove forme, profumi, invenzioni… Fantastiliardi di immagini per un milione e mezzo di idee. Video intriganti, materiali mai visti, bottiglie invitanti nella cornice perfetta di stand… che magari avremmo voluto un po’ più funzionali e d’effetto, più luminosi o più bui, di certo più slanciati e con un certo effetto wow che non guasta…

Stand super aperti

Li odio, ma chissenefrega! Stand belli spampanati aperti al pubblico più inconcludente. Flotte di studenti in gita e sciure col metro in mano a caccia del tavolino giusto.

Abbattere le pareti e aprirsi a volte vuol dire mostrarsi mezzi nudi al pubblico. In fiera si va col vestito migliore.

Altezza mezza bellezza

Difficile da ottenere ‘sta benedetta verticalità visto che in genere le altezze massime consentite dai principali Enti fieristici non superano i tre metri e mezzo o giù di lì. Inventiamoci qualcosa visto che vale sempre il detto di mia nonna – Altezza, mezza bellezza!

Trasparenze sexi

Materiali semi trasparenti con cui giocare al vedo non vedo, da cui mostrarsi e nascondersi. Su cui far svettare le insegne del proprio marchio e attrarre tra le spire irresistibili del gioco della seduzione e della curiosità. Suadenti magie da usare solo in versione total look.

Suoni e profumi

Il silenzio è una magia e attrae come un fluido ma il flauto magico funziona sempre. Essenze profumate, ritmi sordi, poesie mai consumate dalla musica ci predispongono ad apprezzare il colore, il profumo e l’aroma del buon vino e le forme del design.

Domani è adesso

Lo slogan non sarà apprezzato da chi giustamente incita a godere del presente ma è proprio adesso, mentre siamo in fiera, mentre viviamo il nostro stand, che possiamo capirne pregi e difetti, fare tutte le valutazioni del caso e pensare a come modificarlo se necessario.

Qualsiasi cosa si faccia, lo stand comunica chi siamo. 

A volte basta spostare un tavolo, mettere più in vista il LOGO, applicare una grande stampa, cambiare una lampada, scegliere un’altra tonalità di colore… poi arriva il momento di rifare tutto.

Ci vediamo in Fiera!

di gadget e altre scemenze

In vista di un evento importante, di un meeting o di una fiera capita a tutti di lasciarsi prendere dalla fregola improvvisa di cercare il gadget perfetto da donare a partecipanti, visitatori e clienti così da farsi ricordare in eterno… Amen!
Diciamocelo! I gadget che riceviamo e quelli con cui, presi dalla disperazione degli ultimi giorni, omaggiamo i nostri stimatissimi ospiti, in genere sono delle vere scemenze!
Tralascio l’elenco tanto lo conosciamo bene.
Non importa la tipologia dell’oggetto, quello che è quasi sempre certo è che il suo potere emozionale è pari a zero.
Se è così non sarà che insieme al nostro piccolo budget abbiamo sperperato anche gli enormi sforzi che facciamo quotidianamente per dare lustro al nostro marchio e all’immagine della nostra azienda? Che non solo il nostro gadget del piffero non è servito a niente ma ci ha fatto sprofondare nella massa di chi non ha un filo di fantasia.
Forse no.
In realtà nessuno ci avrà fatto veramente caso e l’avremo passata liscia.
Non sarà servito semplicemente a nulla.
Cosa pensare allora? Che i gadget siano inutili scemenze e stop?!
Ovviamente non è così.
Ecco qualche banale ovvietà di cui forse varrà la pena tener conto.
Difficile trovare qualcosa di decente già preconfezionato sul web su cui schiaffare il nostro logo e chi si è visto si è visto.
I regali più belli sono quelli che non servono a nulla.
Giochiamoci il nostro logo come si deve. Non è detto che la cosa migliore sia ficcarlo ovunque.
Certo il valore del nostro oggetto fa la sua parte ma… la fantasia non ha prezzo.
La sorpresa è sempre una bella emozione.
La confezione vale sempre almeno quanto il gadget, quasi sempre di più.
Qualcosa che dica… – qualcuno ci ha pensato! –
Un gioco.
Una bella forma, una superficie piacevole, un materiale naturale.
Una bella cosa da ricordare e da raccontare.
Qualcosa da collezionare.
Per realizzare un gadget efficace a prescindere dalle disponibilità economiche è necessario del tempo.
Se c’è qualcosa in vista pensiamoci subito.

Luce assassina, l’impari lotta dei lumen

Non c’è luce che tenga senza un po’ di buio.
Riflessione tornata su come un boccone mal digerito due giorni fa durante la solita visita di gennaio a VicenzaOro. Stessa atmosfera degli ultimi trent’anni. Lusso vero, lusso finto, paccottiglia… Stand buoni per mostrare i muscoli, spazi per lavorare, luci perfette da diamanti, flash da criminali, belle ragazze di coscia lunga sparse ovunque, grisaglie e scarpe da ginnastica.
Emozioni meno di zero.
Tutto a posto, solito casino organizzato, altezze da regolamento, falso legno, falsa pelle, falsa pietra mescolati a legni, pelle e pietre veri, assolutamente uguali. Senso di piattezza democratica. Soldi e fantasia che ovunque si ignorano. I primi ogni tanto fanno capolino da grandi lastre di cristallo, la seconda, non pervenuta, si dice vaghi per esposizioni orientali a cui nessuno è stato invitato.
Videowall grandi e inutili passano inosservati più delle bellezze da corridoio. Grandi insegne luminose mostrano impietose i bordi neri e oro.
Il buio non è mai buio e la luce è dappertutto, una luce da corridoio di ospedale, da mensa.
È la luce che ci frega!
Tutti gli espositori ci mettono dell’impegno a non inventare niente ma la luce che piove dappertutto ammazzerebbe comunque ogni velleità appiattendo tutto. Anche se usassimo spade laser e ingaggiassimo il dio degli effetti speciali dovremmo arrenderci a questa pioggia insensata di lumen.
Ci sarà di sicuro qualche buon motivo. La sicurezza, che ne so, i regolamenti non sono mai stati il mio forte. Anni fa avevo provato a far abbassare l’intensità luminosa in un corridoio di quelli che allora si consideravano prestigiosi per riuscire a rendere leggibile una videoproiezione di 12 metri per 3. Fu tutto inutile.
Non diamoci per vinti. Proviamo ad inventare lo stesso qualche piccola magia. Inventiamo il nostro buio per disegnare le nostre luci.

Esporre senza emozionare

La scena del prodotto

Ecco qualche idea … e ricordiamoci sempre che tutte le regole sono fatte per essere trasgredite.

Pensiamo di essere a teatro, l’ho già detta mille volte ma non mi pare  sia passata ‘sta cosa del teatro.

Isoliamo il protagonista
La poltrona, il tubo di crema,  la collana, la bottiglia di grappa, la lamiera…  e usiamo la sua ombra stagliandola su di una scena bianca o facendola perdere nel buio. Un attore solo deve saper  tenere la scena, essere un mattatore…  ma ce l’abbiamo tutti un golden boy da schiaffare in prima pagina.

Uno… due… tre… quattro… protagonisti
Abbiamo diversi prodotti importanti? Isoliamoli  tutti come nel teatro dell’assurdo. Distanziamoli in spazi uguali, in fila. Separiamo lo spazio con la luce. Oppure disponiamoli secondo una geometria nota solo a noi, che risponda solo a canoni estetici. Oggetti inquietanti che non si parlano, che si voltano le spalle…

Mettiamoci il coro
Come il coro sulla scena del teatro greco antico mettiamo un gruppo di prodotti omogenei che faccia da contraltare ai protagonisti, li sorregga e li accompagni. Un po’ di spazio tra  gli uni e gli altri e luci diverse.

Un grande gruppo, un’orchestra
Valido per grandi gruppi di cose relativamente piccole.
C’è il direttore d’orchestra, il primo violino, l’arpa… e poi  tenori, soprani, contralti e stuoli di voci bianche…
Una composizione quasi sempre piramidale per non impallare nessuno, ma non per forza a simmetria centrale. Possiamo spostare il focus a tre quarti, tutto a destra o a sinistra. Se invece vogliamo proprio costruire l’altare… Esageriamo! Facciamolo verticale, alto, simmetrico fino all’inverosimile, senza un capello fuori posto. La luce cadrà al centro e sembrerà sparire ai bordi della nostra composizione.

Teatro sperimentale d’avanguardia
Della serie..  facciamo casino che tutti ci guardino!
Unica regola, la più dura, non avere regole.  Buttiamo le nostre cose come fossero messe a caso. Ci metteremo tre giorni ma non importa. Il risultato deve lasciare a bocca aperta… comunque.

Postilla
Evitiamo quelle cose da vigilia di Natale, i fiori se non facciamo i fioristi…  vetrine, stand, foto bellissime ma dove il prodotto non si vede. A meno che l’obiettivo non sia un altro, vendere il brand non il prodotto.
In genere sono due lavori diversi…

UN SALONE DI VINO – per mille idee da degustare in poltrona

UN-SALONE-DI-VINO

 

Come ogni anno puntuali come le allergie d’inizio Aprile si accavallano il VINITALY e il SALONE DEL MOBILE.
Perché non li uniamo in un mega evento da Milano a Verona? Una cosa da far durare fino alle Olimpiadi invernali di Cortina (che in tal caso sarebbero nostre di sicuro) così da immergersi in degustazioni infinite e comodissime. Tracannare gocce di nettari afrodisiaci approfittando di divani, sedie, poltrone, chaise–long, cucine vintage o tecno… in un baillamme di luci e di colori ritrovandoci ubriachi fradici, non di vino che quello si assaggia e bon…  ma di nuove forme, profumi, invenzioni…  Fantastiliardi di immagini per un milione e mezzo di idee. Video intriganti, materiali mai visti, bottiglie invitanti nella cornice perfetta di stand… che magari avremmo voluto un po’ più funzionali e d’effetto.

–  Stand più solidi!
Per carità! Non ci cadono in testa. Penso a stand un po’ più chiusi in cui l’immagine aziendale sia più solida. Stand meno spampanati in un’apertura al pubblico spesso molto inconcludente. Chissene delle flotte di studenti in gita e delle sciure col metro in mano a caccia del tavolino giusto.
Teniamo conto che abbattere le pareti e aprirsi comporta a volte il rischio di mostrarsi mezzi nudi al pubblico. Teniamo sempre ben presente che in fiera si va col vestito migliore.

–  Beata Verticalità
Difficile da ottenere ‘sta benedetta verticalità visto che in genere le altezze massime consentite dai principali Enti fieristici non superano i tre metri e mezzo o giù di lì. Inventiamoci qualcosa visto che vale sempre il detto  –  altezza, mezza bellezza!

–  Trasparenze sexi
Materiali semi trasparenti con cui giocare al vedo non vedo, da cui mostrarsi e nascondersi. Su cui far svettare le insegne del proprio marchio e attrarre tra le spire irresistibili del gioco della seduzione e della curiosità. Intrecci, tessuti, vetri, plastiche, specchi, texture ipnotiche… e altre suadenti magie da usare, attenzione, solo in versione total look.

–  Profumi, musiche tribali e vecchie canzoni anni sessanta.
Il silenzio può essere magico e attrarre come un fluido ma certo il flauto magico funziona. Dettagli importanti come lievi essenze profumate, ritmi sordi che vibrano usandoci come amplificatori, poesie mai consumate dalla musica ci predispongono ad apprezzare il colore, il profumo e l’aroma del buon vino come le forme del design.

–  Domani è adesso
Lo slogan non sarà apprezzato da chi giustamente incita a godere del presente ma è proprio adesso, mentre siamo in fiera, mentre viviamo il nostro stand, che possiamo capirne pregi e difetti, fare tutte le valutazioni del caso e pensare al nostro nuovo spazio in Fiera.

Sia che facciamo vino, mobili, gioielli (questa settimana apre anche OROAREZZO), ceramica, abbigliamento, accessori, sport e welness, motori, food, turismo e tempo libero, libri, meccanica, attrezzature medicali, cosmetici, informatica, agricoltura…  qualsiasi cosa facciamo, il nostro stand in fiera comunica chi siamo.

A volte basta spostare un tavolo, mettere più in vista il LOGO, applicare una grande stampa, cambiare una lampada, scegliere un’altra tonalità di colore… poi arriva il momento in cui bisogna rifare tutto.

NUOVI STAND CAMBIANO

NUOVI-STAND-CAMBIANO

Il nostro stand può adattarsi alle nostre esigenze?

I nostri spazi espositivi possono trasformarsi?
Abbiamo bisogno di un sacco di sedie in certi momenti e in altri vorremmo farle sparire.
La struttura del nostro stand deve adattarsi agli spazi di diverse fiere e anche gli arredi dovrebbero trasformarsi, modificarsi, restringersi, allungarsi…
I tempi cambiano e l’immagine del nostro stand, del nostro negozio, dovrebbe potersi adattare facilmente alle nostre nuove strategie di marketing.
Sedie, tavoli, vetrine e tutta la struttura dovrebbero comportarsi come un grande gioco ad incastri in cui i moduli possano sparire, essere sostituiti da altri, aggregarsi, moltiplicarsi e dividersi.
Dobbiamo spedire il nostro stand in giro per il mondo? Replicarlo tale e quale dall’altra parte del globo? Ecco allora che fantasia e innovazione si devono abbinare a parole come semplicità, modularità, leggerezza, compattezza e facilità di riproduzione.
Lavoriamo nel mondo del lusso?! Per esprimere l’eccellenza del nostro marchio possiamo progettare costruzioni modulari con materiali pregiati e se necessario con elementi complessi. Non dimentichiamoci che la pulizia delle linee delle nostre creazioni esalta il loro valore.

Non dimentichiamoci che tutto inizia da una bella idea da sviluppare con rigore e semplicità.
Creatività, innovazione e rigore progettuale ci permetteranno di ottenere il massimo risultato, un’immagine forte e precisa, contenendo i costi di realizzazione e di gestione dei nostri spazi espositivi.
Un’idea?
Perché usiamo così poco i materiali tessili, i materiali espansi e i materiali morbidi in genere?
Tende, tendoni, tappeti, poliuretani, feltri, gomme e  carte possono adattarsi a tantissimi usi.
Materiali dalle qualità e dai costi molto diversi che offrono un’infinità di soluzioni tecniche ed estetiche.
Inoltre, essendo poco usati, ci permetteranno di differenziarci e di… stupire!

Cambiare in meglio il nostro stand con una spesa davvero minima è possibile.

Ci vediamo in in giro per Fiere!

UNO STAND NUOVO

UNO-STAND-NUOVO

 

Le grandi fiere d’Autunno e quelle di inizio 2018 sono dietro l’angolo, ancora di più se stiamo pensando ad uno stand nuovo o a trasformare quello vecchio.

È passato qualche anno da quando scrivevo di uno stand fantastico, quello della Buendia jewels, un’azienda inventata e uno stand che non esisteva.
Bellissimi ovviamente!

Dicevo che tutti dovremmo avere una presenza cosí in fiera, sia che si facciano gioielli, scarpe, arredi o qualsiasi altra cosa.
L’immagine di un’impresa con un’identitá precisa, diversa da ogni altra. Una personalitá che non puó avere la forma di una scatoletta, anche se di cristallo. Ma se il mondo intorno si riduce a tante scatolette aumenta la visibilitá di chi si veste con fantasia.

Avere personalitá non vuol dire fare i buffoni o sfoggiare improbabili look pop.
Basta un lampadario barocco tutto rosso, una grande lastra azzurra lucida come l’acqua, una nuvola di chiffon che avvolga tutto, una lama di luce bianca che attraversa il buio, una distesa di cuscini d’oro, i mobili della nonna mescolati in una grande parete poliforme, una grande grafica vintage, pareti formate da mille piccolissime vetrine trasparenti, un lungo tubo rosa a pois bianchi, proiezioni in bianco e nero sgranati dal ralenty… e ancora, ancora, ancora…

Non é difficile continuare a formulare ipotesi e immagini suggestive, cariche d’enfasi o radicalmente povere. Se mi aiutate ne potremmo scrivere pagine e pagine.
Più complicato utilizzarle senza distruggerle e renderle banali.
Più difficile avere il coraggio di esagerare, di rischiare, di far diventare veri nel progetto aggettivi come grande, piccolissimo, lungo, molto alto, troppo basso, sottilissimo, completamente nero, rosso, bianco…  Luminosissimo, troppo buio…

Proviamoci! Se ci viene una bella idea, coerente con la filosofia della nostra azienda, esageriamo!
Rischieremo di realizzare un altro stand fantastico, di avere visibilitá e successo, di essere apprezzati e probabilmente di risparmiare un po’ di soldi.

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Uno Stand Fantastico a VicenzaOro

IDEE DA FIERA

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Dopo il Vinitaly e il Salone del Mobile butto lì qualche riflessione, idee da fiera,  per ripensare al nostro stand.
Le due grandi kermesse di Verona e Milano ci hanno mostrato ancora una volta tutto il loro fascino e l’importanza che rivestono nei rispettivi settori per i mercati mondiali.
Come abbiamo partecipato?
Ci siamo messi in mostra mostrando il nostro lato migliore?
Le Fiere sono come i Teatri, ci andiamo per vedere lo spettacolo, per mostrare le nostre merci, ma soprattutto per mettere in mostra il nostro marchio, la nostra azienda.

Ecco qualche idea per rendere più visibile la nostra presenza  e più proficua la nostra partecipazione.

–  COLORI
I nostri colori aziendali devono essere ben visibili. Meglio se il colore è uno solo e riveste la facciata principale se non tutto lo stand, pulito, ben illuminato e “marchiato” dal logo aziendale.
Fate una prova, allontanatevi, portatevi in fondo al corridoio e guardate se la macchia colorata del vostro risalta in mezzo a tutti gli altri.

Il nostro LOGO sarà sicuramente bellissimo, semplice e di lettura immediata. Usiamolo in modo corretto disponendolo poco sopra l’altezza delle persone e su ogni lato dello stand.
Ricordiamoci di illuminarlo bene!

–  Un gadget d’oro.
No, non d’oro davvero! Ma prezioso sì nel farvi ricordare a chi l’avete regalato.
Meglio un oggetto da indossare e portare in giro per la fiera che moltiplichi la domanda: “Ma dove l’hai preso?!”

–  Un bel biglietto da visita.
Non dimentichiamoci di abbondare con la cancelleria, blocchi, penne, copie commissione…  tutto ciò è indispensabile come il biglietto da visita di chi farà poi da referente ai visitatori. Per biglietto da visita ovviamente consideriamo tutti gli stampati che ci presentino al meglio.

–  GRAFICA, Semplicità e chiarezza prima di tutto!
Il LOGO come abbiamo già visto e una breve scritta che dica quel che facciamo. Se invece puntiamo all’effetto sorpresa, al…  “Bellissimo! Ma che fanno questi?!”  dobbiamo essere certi che il gioco funzioni.

–  IDEE LUMINOSE
Usare la luce in modo non banale, senza appiattire tutto.
È lo strumento più efficace per renderci visibili. Non solo lampade, flash e immagini retroilluminate ma anche video e proiezioni per rendere “viva” la nostra presenza.

– ESSERCI
A proposito di rendere viva la nostra presenza, non abbandoniamo lo stand a se stesso. Per quanto possa essere bello e riesca a solleticare la curiosità dei visitatori non c’è nulla che sostituisca un sorriso.

– Vedere ma anche…  gustare, toccare, sentire.
Ci hanno visti? Perfetto! Ora sarebbe bellissimo che il nostro pubblico potesse gustare, toccare e sentire qualcosa di indimenticabile. Un profumo unico, una pralina dal gusto sorprendente, superfici inusuali su cui far correre le dita.

–  Creiamo l’EFFETTO “Wow!!!“
Alla fine è quello che cerchiamo tutti, basta uscire dagli schemi con coraggio affrontando il troppo e il troppo poco.

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