L’ultimo catalogo
In questi giorni, tra un ponte e l’altro, ho riordinato un sacco di cataloghi e di brochure aziendali. Diversissimi formati, copertine, spessori, carte… per prodotti altrettanto diversi come mobili, gioielli, vini, ceramiche… Mentre mi passavano per le mani pensavo alle discussioni avute col cliente, le motivazioni di scelte che ora a distanza di tempo innescano altri pensieri.
Cosa rende un catalogo un oggetto importante, utile per comunicare il brand e per vendere? Le due cose spesso non vanno a braccetto.
L’organizzazione didascalica richiesta dal folder di vendita non soddisfa quasi mai l’esigenza di comunicazione emozionale imposta dal Marchio.
Eppure le due cose si devono mescolare quasi sempre.
Il formato è importante.
Quasi imprescindibile lo standard A4 per la brochure dedicata alla vendita. Per parlare dell’azienda invece meglio evitare la monotonia del formato carta da lettera e progettare un oggetto che stimoli l’interesse e sia piacevole da tenere in mano.
Alla fine di tutto o prima di tutto c’è l’idea! Il progetto, il concept, chiamiamolo come vogliamo.
Facciamo scelte coerenti ai valori del marchio, enfatizziamoli e rendiamoli riconoscibili.
Rispettiamo le regole della corporate identity, magari aggiungendoci un filo di leggera follia, un’eleganza esagerata, una spartana grandeur… un gioco.
Alla fine lasciamoci il tempo per far decantare tutto e guardare all’impaginato finito con un minimo di distacco.
Poi ok! Si stampi.
Mandiamo in produzione la nostra creatura con la leggera emozione che prende davanti all’ignoto.
Con la lieve malinconia che viene al pensiero che potrebbe essere l’ultima. Sostituita definitivamente tra poco da un video, una presentazione interattiva leggera come una farfalla che balugina tra le pagine del tablet.
–
PS
Tranquilli, andrà a finire come per i fax, li davo per morti 20 anni fa e invece me li ritrovo tra i piedi tutti i giorni.