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Pinterest, ispirazione social

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È capitato a tutti di rimanere a corto di ispirazione.
Quante volte ci è capitato di girare e rigirare tra le mani i pezzi delle nostre collezioni in cerca di un’idea per creare una linea nuova o semplicemente per  rinfrescare il campionario. Fermo restando che qualsiasi cosa può darci la scossa e mettere in moto la fantasia, forme di oggetti d’uso quotidiano, sculture, musica, cinema, riviste, romanzi, architetture, forme della natura e gli infiniti cortocircuiti che tra questi si innescano, da anni ormai, oltre alle tradizionali fonti,  è possibile attingere spunti creativi dall’infinito, magmatico serbatoio dei social network. Tra questi Pinterest è il posto migliore per fare scoperte sorprendenti, per vagabondare sulle onde di emozionanti suggestioni o per fare ricerche mirate. Ognuno può usare questo mondo infinito di immagini come preferisce.

–  Fare ricerche per  trovare forme ispiratrici per esempio usando parole chiave come “ oval jewels” o “round chairs” o ancora “giacche lunghe”, “scarpe a punta” o “fioriere rotonde”… ovviamente l’uso di keywords in inglese ampierà di molto i risultati della ricerca.

–  Cercare materiali inusuali, tipi di carta o di pietra o legno…

–  Catalogare le proprie ricerche in bacheche che sintetizzano le idee creative dividendole per settori di applicazione come design, grafica, architetture, arredamenti… o in modo molto più personale ed evocativo.

–  Condividere idee e ricerche con amici, collaboratori e clienti, decidendo di volta in volta chi potrà vedere i vostri pin.

In Pinterest le immagini congelano le idee  e quando le mettiamo in una bacheca facciamo un po’ come con le provviste che finiscono nel freezer. A tempo debito potranno essere scongelate, tornare vive e rendere fecondo un nuovo progetto.
Milioni di persone usano Pinterest con gli scopi più diversi, tantissimi per cercare ispirazione, è fantastico come le ricerche di tutti formino uno sterminato abaco di strumenti creativi.

LA CONFEZIONE DEI REGALI DI NATALE

la-confezioneQualsiasi regalo abbiate in mente di fare sappiate che la confezione è importante almeno quanto il regalo.
Questo se il regalo non dovete farlo ad un amico o a un cliente giapponese.  In  quel caso la confezione diventa  infinitamente più importante del regalo.
Almeno una volta dovremo regalare bellissime scatole vuote come fossimo in Giappone.
E se invece si è scelto il solito maglione, un libro, una cravatta, un gioiello, il telefonino o un videogioco… Che fare?!
Non importa il regalo, l’importante è la confezione!
Il nostro regalo dovrà far venir voglia di fotografarlo prima di aprirlo e quasi, quasi lasciar spazio alla tentazione di non aprirlo proprio per evitare di profanare la nostra composizione.
Non pensate neanche per un attimo a rametti di pino, carte rosse e dorate, stelline, fiori, nastri…  o ad altri ammennicoli del repertorio natalizio.
Useremo fogli di pluriball  trasparenti o neri, oro se proprio non sapremo resistere ai colori natalizi.
Sacchi di iuta al profumo di caffè.
Fogli di giornale, puri e semplici quotidiani. Certo fanno più figo i titoli prestigiosi di The Times, Der Spiegel, Washington Post, Le Figaro e i caratteri esotici di quotidiani arabi, russi o cinesi.
Sciarpe, plaid e berretti potrebbero adattarsi a contenere il nostro cadeau, regalo nel regalo.
Farà la differenza un dettaglio, una macchia di colore, un profumo, un grosso bottone colorato, l’iniziale del destinatario grande e lucida.
E i pacchi aziendali?
Le fatidiche confezioni regalo destinate a dipendenti e clienti disegnano una gerarchia di lustrini inversamente proporzionale al valore del loro contenuto, sempre, assolutamente anonimo.
La personalizzazione minima?
Il biglietto, una frase, la firma del titolare.

GADGET EMOZIONALI

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Il gadget aziendale è La ciliegina sulla torta di fiere, presentazioni, feste e di tutti gli eventi in cui l’azienda vuole farsi ricordare. Scegliere il gadget vuol dire decidere quale immagine di noi si porteranno a casa i nostri clienti e tutto il nostro pubblico.

Le penne biro sono banali, col logo stampato un po’ come viene, che ci regalano tutti in ogni occasione.
Non impazzisco quando mi regalano le bic anche se non ce l’ho con quei due gran geni di Bich e Birò!
Viva le matite e i tratto-pen neri tutta la vita!

I gadget non dovrebbero mai essere delle cose utili, o per lo meno non dovrebbe essere il loro pregio principale.
Il regalo, qualsiasi regalo, deve emozionare! È quello il suo valore!

Se proprio dobbiamo  regalare uno strumento per scrivere, una penna col logo della nostra azienda stampato sopra che sia…
una penna d’oca
una cannuccia dal pennino mai visto
gessetti rotondi, carboncini e sanguigne…
matitoni tozzi o matite sottili, sottili…
chiodi per incidere,
matite da segno, rosse e piatte da murari!

I nostri GADGET EMOZIONALI potranno essere…
tavolette di cioccolato nero ricoperte d’oro,
microassaggi di prelibatezze impensabili e… non deteriorabili!
palline da sciogliere in bocca,
nuvole di profumo appese ad un filo…
mele azzurre,
cortecce,
semi
e bacche di vaniglia

O magari…
sassi bucati,
farfalle di carta che volano davvero,
anelli di legno,
strane borse di pezza o di tyvek nero,
cucchiaini curvati,
bulloni colorati,
tattoo rimovibili,
biglietti parlanti e carte tarocche…

Alla fine…  diamogli un bel nome… e
tiriamo fuori dal cilindro una confezione originale!
Il packaging trasformerà il nostro regalo in una sorpresa. Facciamo correre la fantasia, usiamo materiali poveri in modi inusuali.
Osiamo!

Mancano sessantasei giorni a natale, 66, più di due mesi.
Quanti ne mancano alla prossima Fiera dove ci toccherà mostrare la faccia?
Abbiamo ancora un po’ di tempo.
Pensiamoci, guardiamoci intorno e…  ricordiamoci di farci ricordare!

CREATIVITÁ e COMMITTENZA

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Spesso chi cerca creatività non sa bene cosa cerca, non ha un’idea chiara di cosa sia la creatività e a cosa serva.

Capita che il committente scarichi tutta la responsabilità del fallimento sui creativi di turno, rei di non aver capito e di non essersi fatti capire.
Il recente exploit della ministra Lorenzin per il Fertility Day ne è un esempio lampante.
Dopo una campagna di comunicazione indegna, di fronte alle generali rimostranze, la Lorenzin prima licenzia il direttore della comunicazione del Ministero e poi, intervistata in TV butta lì la richiesta ai creativi che la criticano – se son così bravi –  di farsi avanti a far proposte…
Gratis! Ovviamente.

Tante volte il lavoro creativo viene visto come un’attività per fuoriditesta, o quando va bene per farfalloni provocatori che spesso amano vestirsi da cretini e passare il tempo divertendosi a spararle grosse. Gente che vive d’aria e si diverte così tanto che sembra davvero troppo doverla anche pagare!Invece dovrebbe essere chiaro che la creatività è un lavoro, non c’entrano genialate un tanto al chilo o invenzioni strane. La creativitá è fatta da vocazione, talento, professionalità, ricerca, studio, sperimentazione ed è una cosa utile, che serve…
Sì, serve! Non esiste la creatività inutile.
Serve per creare bellezza e non c’è cosa più utile della bellezza. Non tanto per dire. La bellezza, le cose belle, una comunicazione “bella”, sono tutte cose che fanno vendere… oltre che a rendere piacevole la vita.
Serve per fare innovazione, quella cosa che ci fa andare avanti e ci fa emozionare. Siamo tutti attratti dal nuovo.
Serve per comunicare in modo efficace e tutti sappiamo quanto sia importante far arrivare il messaggio giusto al nostro pubblico.

La creatività è un lavoro serio che va pagato, per quanto sia cara costerà sempre meno degli spazi e dei tempi necessari per produrla e trasmetterla: costi di produzione, di commercializzazione, di stampa, pagine di giornali, spazi televisivi… Il successo o il fallimento di un prodotto o di una campagna di comunicazione lo fa prima di tutto la creatività.

Il committente, gli imprenditori o gli amministratori pubblici che cercano e chiedono creatività devono essere all’altezza di quello che vogliono. È il committente che deve definire gli obiettivi e scegliere i creativi con cui lavorare. È Lui che alla fine riconosce la qualità del progetto creativo, dà l’OK e lo mette in produzione.
La responsabilità di un bel progetto di design o di una buona comunicazione è sempre divisibile a metà tra il committente e i creativi che a scelto.

Mi piace lavorare quando c’è affinità, quando è facile capirsi, quando è ben chiaro a tutti dove si vuole arrivare, quando si ha l’umiltà di condividere la strada e la capacità di percorrerla insieme.

ho fatto un sogno

Ho fatto un sogno…
Stanotte ho sognato un tavolo… nero, bianco o di rovere chiaro
Come ali che si piegano in volo
sottile e solido
un tavolo fatto di sei lastre tenute insieme solo dal loro peso
un grande tavolo da pranzo quadrato… lungo… stretto…  o rotondo
un tavolo da poter riporre in soli 5 cm di spessore
Un tavolo pesante e un tavolo leggero
Era solo un sogno di lavoro.
Del resto c’è chi fa cene di lavoro, meeting e viaggi di lavoro.
Io ho solo disegnato un tavolo in un sogno di lavoro.
Non è che volessi per forza fare un tavolo da sogno
Ma era un sogno, solo un sogno

Mi sono svegliato, ho tirato tre righe, fatto due conti e quasi,
quasi va a finire che i sogni si realizzano
A qualcuno interessa realizzare un sogno?!

I sogni li realizzo con gli occhi ben aperti e in genere sono i vostri sogni.
Un tavolo di legno o d’acciaio, un flacone di plastica, gioielli da sogno…

L’immagine della tua azienda e i tuoi progetti di comunicazione
sono sogni da realizzare.

STRATEGIE OBLIQUE

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Ho parlato spesso delle Strategie Oblique, è un mio pallino lo ammetto!

Nel 1975 Brian Eno e Peter Schmidt realizzarono un mazzo di 124 carte chiamate Oblique Strategy, «strategie oblique». Su ciascuna carta era scritta una frase, tipo Imprevisti e Probabilità del Monopoli, da usare per ovviare a  blocchi creativi ed esplorare nuove strade.
Chi è bravo può creare le sue personalissime  “Strategie Oblique”, l’importante è che non siano semplici istruzioni ma suggestioni spiazzanti buone da applicare in qualsiasi situazione.
Chi invece vuole provare subito può leggere una delle frasi contenute nelle carte originali di Brian Eno e Peter Schmidt semplicemente cliccando su www.joshharrison.net/oblique-strategies

Uso spesso scegliere una carta dalla scatolina nera con la scritta in oro Obliques strategies.
Stamattina ne ho prese sette a caso perché siamo in tanti.
É una sorta di esperimento collettivo!

Vediamo cosa ci riserva il pensiero laterale!

Slow preparation, fast execution
Preparazione lenta, realizzazione veloce.
Che leggo come – pensaci, rifletti, progetta e poi esegui senza indugi – In sostanza il buon Brian ci invita a darci una smossa! Anche se é Venerdì come dargli torto?

You can only make one dot at a time
Puoi fare solo un punto alla volta
Un passo alla volta si fa tutto! Ok! Velocitá e metodo.

Trust in the you of now
Abbi fiducia nel te stesso di adesso.
Con fiducia in se stessi! Ok Brian! Ce la possiamo fare subito!

State the problem as clearly as possible
Esponi il problema nella maniera più chiara possibile.
Facciamo chiarezza! Esponiamo il problema in modo chiaro. Eliminiamo ogni dubbio!

Get your neck massaged
Fatti fare un massaggio al collo.
Credo voglia dire – Vogliatevi bene! – Rilassatevi.

Breathe more deeply
Respira più profondamente
Questa carta sembra proprio collegata a quella precedente, tiriamo un bel respiro profondo e…

Do the last thing first
Fai l’ultima cosa per prima.
Qual’era l’ultima cosa che pensavamo di fare oggi? Ecco! Facciamola subito!

É un giochino scacciapensieri, un modo per pescare una chance di cambiare la giornata, di cambiare il modo di fare il lavoro che abbiamo sottomano, un’opportunitá per uscire dagli schemi e non ripetere sempre le stesse cose.

Rilassiamoci e facciamo piccoli gesti insoliti.

BELLO è UTILE

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Quante volte abbiamo sentito la frase – l’importante è che sia utile, funzionale, non è importante che sia bello! –
Invece il bello è utile, vantaggioso economicamente e assolutamente indispensabile per comunicare l’azienda.

– Fa parlare di sé e si fa vedere.

– Emoziona e fa innamorare.

– É innovativo e stupisce.

– Ha tante cose da raccontare.

– Non è banale.

– Trasmette le capacità dell’azienda,

– e i suoi valori 

– É semplice

– Fa vendere

Realizzare un bel oggetto, un bel logo, un bel depliant o un bel catalogo, un bel sito internet, delle belle fotografie, un bel testo per il blog, per face book o per la tua newsletter… fare le cose bene e far sì che siano belle non costa di più e soprattutto tuoi investimenti in design e comunicazione non saranno controproducenti.

La creatività deve mostrare il progetto che la ispira!

Progettiamo insieme delle cose belle!

DESIGN E COMUNICAZIONE, TUTTO CAMBIA

 

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Design e comunicazione, tutto cambia.
Il design moderno, tutta la creatività moderna sono segnati dal rifiuto della decorazione.
Buttati in cantina i merletti della nonna, piallati i riccioli e ori dai buffet e dai controbuffet, raddrizzati i caratteri tipografici, bastoni senza più grazie, tolte modanature, bugnati e tutte le incrostazioni possibili dalle facciate dei palazzi ci siamo ritrovati a contemplare un vuoto che ai più non è piaciuto molto.
Il moderno non viene vissuto come l’affascinante affermazione della tecnologia, la rarefazione essenziale delle forme, lo studio di elementi  funzionali e pratici,  ma come freddezza, povertà, vuoto.
Per questo costruiamo chalet di montagna magari con un bel paio di palme in giardino.
Per questo siamo finiti a vivere circondati da un mare di roba caratterizzata dal non avere nessuna particolare caratteristica estetica, e diciamolo… nessuno stile! Che parolaccia da secolo scorso.
Telefonini ultrapiatti, lucidi e lisci come saponette studiati da designer multimilionari, televisori ultrapiatti che tocca leggere le istruzioni per trovare il pulsante ON–OFF, automobili levigate come frecce che ci chiedono dove vogliamo andare…  un mondo di tecnologia mescolato ai centrini della nonna che sfondate le porte delle cantine si sono riappropriati dei salotti buoni e già che c’erano hanno preso le forme di porta telefonini rococò, abat–jour con le farfalle e un’infinità di ghirigori che non hanno più memoria dei codici estetici dell’ottocento e si reinventano con risultati a volte sorprendenti .
In questo baillamme di cose belle e brutte, antiche e moderne, falso–antiche e quasi–moderne–ma–non–troppo se un’azienda cerca la propria identità deve iniziare un’analisi non molto diversa da quella psicanalitica… auguroni e buon viaggio! Perfino le parole assumono forme e significati ogni volta diversi. Scritture semplici, lineari e dirette si mescolano a vagonate di superlativi assoluti e tutto diventa ad un tratto… petaloso!
L’Accademia della Crusca si sveglia e come in un racconto di De Amicis il mondo è tutto “petaloso”, c’è anche la mestrina dalla penna rossa e piccoli scrivani ferraresi.  E  pensare che quando Forattini definì “risparmiosa” la Fiat Uno la sua pubblicità venne definita… vomitosa.

Tutto cambia.

Occorrono nervi saldi e la capacità di guardarsi intorno, buon naso e la capacità di contemplare l’errore come un compagno di viaggio. L’importante è intraprendere  il proprio cammino intuendo quando è necessario cambiare e agendo rapidamente.
Dalla decorazione ottocentesca, dai centrini alle parole e alle frasi di una scrittura arzigogolata al tritatutto della nostra quotidianità occorre sapersi mostrare e farsi riconoscere con una forte identità.
Nuovo Design? Nuova immagine aziendale? Nuova scrittura, slogan, fotografia… nuova comunicazione?
L’importante è che sia la nostra comunicazione!

Troviamo quella giusta insieme.

AUGURI BANALI

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Lo so, gli auguri sono banali!

È  quasi Natale, tra un attimo è Capodanno e tutti stiamo inviando regali e gadget, cesti natalizi e biglietti d’auguri o semplicemente e–mail a tutti, sms e whatsapp e messenger e segnali di fumo con tanti, tanti auguri.
La banalità è in agguato!
Noi, attenti e abilissimi, la schiviamo con mossa d’anca da twist e ci ritroviamo a inventare frasi strampalate e battute originali che neanche i polli…  L’originalità a buon mercato gioca in tandem con la banalità e dove l’una viene saltata l’altra entra a piè pari sugli stinchi.
Se scrivere le solite frasi di circostanza fa capire ai nostri destinatari quanto poco ci interessi di loro, sostituire la banalità con  eccentricità gratuite e invenzioni di bassa lega aggiunge soltanto al disinteresse l’ingombrante e fastidiosa ombra del nostro ego smisurato.

E allora?!

Saltiamo a piè pari auguri Natalizi e carabattole di contorno rischiando di passare per menefreghisti smemorati o addirittura per maleducati?
Direi di no e infatti sono qui a farveli gli auguri.
Proverò a non essere banale o stupidamente egocentrico.
Sto scrivendo alla maggior parte di voi che sanno di me solo per questa newsletter, a qualcuno che ho incontrato in azienda o  tra gli stand delle fiere e ai pochi che mi conoscono bene perché lavoriamo insieme da anni.

Per me è stato un anno duro come mai e da quel che ho visto in giro è stato così per molti. Il fatto di essere ancora in piedi e di lavorare con voi è già un gran bel risultato.
Si dice…  basta la salute! Ecco! Questa è una banalità che dico volentieri e spero condividerete con me.

Auguro a tutti di inventare un gioco nuovo ancora ogni giorno!  
Vorrei che fossimo così impegnati e seri da riuscire a non prenderci troppo sul serio!
Almeno durante le feste speriamo di riuscire a fare quel che ci pare, quello che ci piace.

Io spero di fare qualche corsa, di leggere, scrivere e dipingere, di fare un salto sulla neve in montagna con le persone a cui voglio bene.

Certo che le feste e le ricorrenze sono proprio banali!

È vero però  che sono proprio certe banalità a permetterci di sentire le stesse cose per poterle comunicare.

Allora…  AUGURI banali, previsti e aspettati a tutti.

SCEGLIERE

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Ero lì che non sapevo che pesci prendere, la scelta non era semplice e le opzioni si erano ridotte all’osso. Prendevo un materiale e spendevo una cifra o sceglievo l’altro con mille dubbi sulla reale resa in fase di lavorazione.

Una situazione che si ripete continuamente a fare il creativo di professione.

Sia che tocchi scegliere la carta per il nuovo depliant di un’azienda particolarmente sensibile ai temi della dell’ecologia, sia che si debba trovare il materiale giusto per il pavimento di uno stand fieristico o di un negozio.

Scegliere!  

Farlo velocemente tenendo conto di tutto.
Scegliere il template più adatto per quell’azienda che vuole realizzare il nuovo sito internet su WordPress. Scegliere il tavolo e le sedute più corrette per arredare la sala riunioni, le poltroncine della sala conferenze o della sala d’attesa.

Scegliere la luce giusta!
Prendere le lampade più adatte a ciò che si vuole illuminare e allo spazio che si vuole occupare.

Scegliere l’impostazione grafica che esprima meglio il messaggio che si vuole comunicare.
Le immagini, le parole,  i font, i grassetti e i corsivi, scegliere i colori e l’impaginazione.

Scegliere l’incipit di una storia, il ritmo di un video, il tono di una voce, lo sguardo di una modella, scegliere la musica che commenta le immagini o scegliere il silenzio.

Trovare il posto perfetto per scattare una foto o adattarsi alla solita location.

Usare  un materiale della tradizione o un composto mai visto prima? Innovare a tutti i costi o calibrare l’effetto per rassicurare?

Calibrare il disegno di una curva, disegnare la forma di un oggetto rispondendo alle esigenze ergonomiche, estetiche, economiche…

Ecco!
Scegliere in fretta il meglio tra tutto ciò che è possibile.

Serve esperienza e umiltà, averne provate tante e sapersi fidare di chi magari quella cosa la fa da sempre. Serve coraggio e intuizione per rischiare e innovare.

Bisogna scegliere!

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