“La regola vuole che un vero gentiluomo non parli delle sue ex fidanzate, né delle tasse che paga. No, tutto falso. Scusatemi, me lo sono inventato in questo momento. Ma se questa regola esistesse, forse imporrebbe anche di – non parlare di ciò che si fa per mantenersi in buona salute… “
Così inizia nella sua prefazione Muratami Aruki in “L’arte di correre” e qualche riga dopo chiosa: “Io però, come tutti sanno, non sono un gentiluomo, quindi del galateo me ne infischio.” Ecco, me ne infischio anch’io, perciò proverò a spiegarvi in tutta franchezza perché la corsa sia così importante per me come per tanti altri e che nesso abbia con la creatività.
Già un’attività che viene ripetuta quotidianamente assume una certa valenza estetica che la sottrae al mondo banale e le conferisce un significato più profondo.
Come a Murakami, come a tutti quelli che corrono mi è stato chiesto spesso cosa penso durante una corsa lunga, una maratona o addirittura una corsa ancora più lunga. Non penso a niente! Correre mi permette di svuotare completamente la mia mente e il mio cuore da pensieri e tensioni. Subito dopo essermi dato questa risposta rifletto e mi dico che non è vero. Ho la fortuna di correre quasi tutti i giorni lungo una splendida pista ciclo–pedonale che fiancheggia il torrente Agno, incontro sempre le stesse persone che camminano, vanno in bici o corrono come me. Saluto quasi tutti quelli che incrocio e qualche pensiero mi verrà di sicuro. Alla fine però è come se avessi corso nel vuoto siderale, non ricordo nulla, se non frammenti, flash.
Una volta, durante una maratona, più o meno a metà percorso mi accadde un fatto strano. Ad un certo punto fu come se mi fossi svegliato all’improvviso, come se tutto d’un tratto avessi ripreso coscienza… stavo contando. Sciorinavo numeri probabilmente da un bel po’, numeri che battevano il ritmo dei miei passi, del mio cuore… 6.568… 6.569… 6.570…
Per me correre significa soprattutto inabissarsi nella profondità della propria mente e fare il vuoto, buttare via tutto quello che non serve, quello che fa male, è un esercizio che ha a che fare con l’ipnosi, con la contemplazione, lo yoga.
La creatività richiede rigore!
E’ indispensabile mettere in ordine ogni tanto il posto in cui si lavora. Rimettere a posto gli arnesi, pulire, riordinare, spalancare le finestre e far prendere aria. Nel tentativo quotidiano di produrre contenuti creativi si accumulano nella mente una gran quantità di scorie, scarti inutili, qualche schifezza proprio tossica. E’ assolutamente necessario far pulizia, buttare via tutto, far tabula rasa… e come vi ho raccontato la corsa è un bel sistema per fare il vuoto!
Alla fine dopo vent’anni di esercizio quasi quotidiano correre è diventato indispensabile, sistemo l’officina dove il giorno prima ho fatto un gran casino, esperimenti strani, esplosioni di colori e di parole, storie, musiche, sapori e immagini… tutto da sistemare per ricominciare.
Con chi ama la corsa oltre al libro di Murakami voglio condividere anche una rivista fatta molto bene diversa da tutte le altre – XRUN – storie di corsa
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