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Capita ad agosto di essere travolti…

Capita ad Agosto, magari non nell’azzurro mare di wertmulleriana memoria… ma capita.
All’autogrill tra vikinghe e bronzi di Riace, panze sudate, coca e camogli… Capita sullo scoglio, tra le dune e sotto l’aria mai ghiacciata abbastanza… capita seduto nel bosco e nella ressa infinita di un qualche monumento obbligatorio…
Capita di non pensare a niente e ti si accende una lampadina, così di botto mentre ti incocciano lo spritz per un altro evviva… Capita che un pensiero invece provi a girare e rigirare e alla fine dopo aver rotto per giorni venga fuori.
Il logo, sì dai, è perfetto, però… Perchè adesso ‘sto “però” del cazzo? Un dubbio piccolo che si tira dietro valanghe di casini. Immagine coordinata, identità, colori, vetrina, catalogo, pezzi iconici sì o no, campagna, parole chiave, sound, mood…  
Un flash e ti passano davanti un milione e mezzo di immagini… da quando eri uno sbarba fino a ieri. Cambiare è sempre stato un passo difficile ma senza, giusto o sbagliato, non saresti dove sei.
Chi ti offre la soluzione in quattro mosse, chi il metodo perfetto.
Fanculo!
Sai già tutto. È molto più facile e infinitamente più difficile.
È quasi Ferragosto… facciamo un po’ di festa.
Poi, chiamami, parliamone.

L’idea per attrarre Il tuo Pubblico

Cosa cerchi quando vuoi costruire l’identità della tua attività?
Un’idea chiara e che attragga il tuo pubblico. 
Può essere ovunque.

– Colori inusuali
Piccole macchie. Righe sottili. Segni che si ripetono su tessuti, lastre di pietra, biscotti… Una tonalità particolarissima di malva, salvia, beige, mattone, tortora… ricordandoti che sarà un casino ripetere ovunque quella tonalità esatta, ma questo già lo sai e fa parte del gioco.

– Voci, musiche, rumori, suoni, canzoni…
Squilli, campane, note ripetute, ritmi e silenzi da apertura di cellophane, stridii, clacson, boing di rimbalzo, schiocchi, frammenti di colonne sonore, urla e… le tre note di quella vecchia canzone che sanno tutti.

– Materiali malmessi
Acqua che compare dappertutto, minacciosa, in pellicole trasparenti. Fiamme, sabbia, vento, per tessuti leggeri, schermi digitali, occhiali, e cappellini a fiori… Quella del materiale che parla solo di te è una strada difficile. Il Vantablack non si inventa tutti i giorni.

– Luci invisibili
Fili luminosi tessuti su corpi glabri. Piccoli lampi da pillole solari, eliche eoliche per sottilissimi neon ritorti su curve barocche. Piccole lastre abbaglianti per gioielli evolutivi… Giocare con la luce sta diventando sempre più interessante.

– Profumi sottili come lame
Segnali, sentieri voluttuosi, nuvole colorate di feromoni. Sentori di vaniglia, di vetro e di plastiche, tecnologie nuove, auto, legni antichi, muffe. Indimenticabili marchi invisibili…

– Superfici, carezze e pugni
Curve lisce come iperboli, onde ritmiche, linee gelate, ustioni mentali. Tiepidi, piccoli soft touch ovali, velluti punteggiati da occhi lucidi, spine di vetro, spirali umide da perderci le dita. Scatole, croste scheggiate, unghie e gessi striduli…

– Parole da amare o odiare
Evanescenti variazioni, scie lunghe, silenzio, buio, ombra, nero, rosso, curva morbida e sinuosa, lastra sottile, strisce, cosce, trasparenze, tagli, lame, abbagli… Sono infinite le parole che amo senza un motivo. Odio “variegato” e ora non me ne vengono altre.

Prendere un colore, un profumo, un segno, una musica… e cucirli con chilometri di storie, creando forme, paesaggi, pareti di stanze, tessuti, piccoli bar, bottiglie di vino, anelli, maglie, sedie… È un gran lavoro!

La creatività è fare

La creatività è fare, disegnare, scrivere… correre.
Se si vuole realizzare qualcosa bisogna iniziare a farlo. Sembra scontato ma non lo è. Se voglio disegnare un tavolo devo prendere carta e matita e iniziare a disegnare. Se voglio scrivere un romanzo e molto più semplicemente un post sul mio blog devo iniziare a scrivere. Se voglio correre una maratona devo mettermi un paio di scarpe da corsa e uscire a correre. Subito! Adesso!

I progetti sono fatti anche di tante altre cose, di ricerche, di analisi, di riflessioni, di momenti di stasi. Benissimo, ma senza muovere i piedi non si va da nessuna parte.

È molto probabile che all’inizio sbaglierò, non sarò subito soddisfatto. Ma è su quei primi errori che costruirò tutto. Le prime righe di matita che tiro su un foglio servono solo a sporcare il foglio, a farmi capire che dentro la matita c’è qualcosa e che prima o poi verrà fuori se continuerò ad usarla. Se scrivo qualcosa è probabile che di lí a poco cancellerò, aggiungerò, cambierò qualcosa o tutto. Potrò farlo perché ho iniziato a scrivere. Potrò migliorare il mio disegno perché ho iniziato a tirar segni su un foglio. Potrò arrivare in fondo alla mia maratona perché stasera sono uscito sotto l’acqua a correre 7 stupidissimi chilometri alla velocità di un bradipo narcotizzato.

La creatività è fare. È molto più fare che perdersi in attese contemplative di improbabili epifanie. La creatività è allenamento tale e quale alla performance sportiva. Per questo, e per tante altre cose, penso che sport e creatività siano così simili, specialmente gli sport di resistenza, corsa, ciclismo, nuoto, sci di fondo… L’endurance sport aiuta a gestire l’ansia, svuota la mente, mette ordine, insegna a gestire il flusso dei pensieri.
Per questo tante volte chiudo il computer, metto giù la matita, i pennelli e…
Vado a correre!

rafforzare l’identità

L’identità è la merce più preziosa che hai.
Grazie all’identità puoi renderti riconoscibile tra tanti altri che fanno il tuo lavoro e che offrono prodotti simili ai tuoi.
Se hai un’identità ben riconoscibile ti sarà più facile renderti visibile e vendere i tuoi prodotti a quelli a cui piaci.
Avere un’identità fortemente riconoscibile permette di rivolgersi ad un pubblico ben definito.
Se riesci a definire bene i tuoi potenziali clienti, puoi raggiungerli più facilmente con messaggi che troveranno interessanti.

Se per esempio gestisci un ristorante che offre cibo vegano potrai comunicare molto più facilmente di un ristorante qualsiasi.
Più il tuo pubblico avrà un’identità precisa e più sarà facile avere un’identità riconoscibile.
Cosa fare per rafforzare la propria identità?
Cosa definisce l’identità?
Sarebbe semplice e abbastanza corretto rispondere… tutto.

Prima di ogni altra cosa c’è l’idea, il concept, che mette in chiaro dove ci posizioniamo, in che modo e in cosa ci distinguiamo.
Per provare a capirci? Vogliamo vendere frutta e verdura tipica del luogo a prezzi popolari in una bottega rionale o roba esotica sceltissima? Mobili design hi-tech o forme della tradizione realizzate con materiali e tecniche eco? Carissimi gioielli dalle forme trasgressive o carissimi gioielli nelle sobrie forme della seduzione senza tempo. Antichi tappeti orientali o stuoie, tappeti e arazzi senza prezzo dai colori sgargianti e senza epoca provenienti da ogni dove. Ogni aggettivo che aggiungiamo sposta un po’ la nostra  collocazione sullo scena del mercato.
Quando abbiamo deciso quello che vogliamo essere, o abbiamo capito per bene chi siamo, che poi è la stessa cosa, dobbiamo mettere insieme le tessere del mosaico che ci rappresenta.
Così come mi vengono. Nome, Logo, Colori, Forme, Parole, Font, Materiali, Luci, Suoni, Immagini, Prezzi, Atmosfere, Profumi, Luoghi, Simboli, Decorazioni, Media, Pubblico, Autori, Riferimenti culturali, Composizioni… E per ognuna di queste tessere scandagliare territori… Oppure opporre negazioni radicali. Nessun profumo, nessun simbolo, nessun riferimento culturale, nessuna decorazione. Può funzionare a patto di sapere che ogni negazione è una scelta.
Un lavoro destinato a continuare, che non finisce mai. Confrontarsi ogni giorno con quello che cambia intorno, con le risposte che tocca dare alle nuove domande.
Accompagnare in questo labirinto, comporre l’identità dell’azienda è il mio lavoro.

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