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LA SFIDA DELLA FIDUCIA

FIDUCIA_634pxChi l’ha detto che fidarsi è bene, non fidarsi é meglio?!
Qualche anno fa mio fratello Piero ebbe la brillante idea di regalare a tutti per Natale “LA SFIDA DELLA FIDUCIA” il saggio di Stephen M. R. Covey sulla necessità vitale del sentimento della fiducia. Da buon intellettuale snob ho sempre considerato questi manualetti di marketing come romanzetti rosa cosí lasciai il libro a dormire nella zona meno frequentata della mia libreria.
Sapevo che me lo sarei ritrovato tra le mani.
Senza fiducia non funziona niente! Non esiste possibilità di agire con successo a meno di un enorme esborso di tempo. Se ci pensiamo bene non siamo in grado di fare proprio nulla senza fidarci della gente che ci circonda. Provate per un attimo a pensare di viaggiare in auto su un’autostrada affollata, la nostra A4 va benissimo come esempio. Mentre guidate a velocitá sostenuta immaginate che le persone che guidano intorno a voi siano dei pazzi suicidi che potrebbero frenare improvvisamente e senza motivo, cambiare corsia di colpo e magari invertire la marcia tanto per vedere l’effetto che fa. Ecco se pensassimo davvero una  cosa del genere credo che eviteremmo le autostrade.
Invece ci troviamo spesso a lavorare in situazioni in cui la fiducia reciproca lascia molto a desiderare e ciò comporta da parte di tutti l’introduzione di meccanismi di sicurezza che rallentano e rendono pesante e poco produttivo il lavoro e sempre più complicate le relazioni. Diceva Gandhi “Dal momento in cui si sospettano le finalitá di una persona, qualsiasi cosa faccia diventa compromettente”.
E’ facile immaginare come il lavoro di tutti noi dipenda da quanto possiamo fidarci gli uni degli altri, senza fiducia avremo sempre dei problemi.
La fiducia sta alla base del concetto di MARCA, non è possibile ipotizzare la costruzione di un marchio, immaginare strategie di marketing per affermare il nome di un’azienda senza avere ben chiaro che quello che si sta cercando di fare non è nient’altro che creare intorno all’azienda una nuvola di rapporti di fiducia.
Cercare la fiducia dei clienti ovviamente, ma non solo, stabilire rapporti di fiducia con i fornitori, con i dipendenti, con i mezzi di informazione, con le associazioni sul proprio territorio. Niente e nessuno deve essere escluso.
Il concetto che mi é piaciuto di più del libro di Covey è che la fiducia non è un sentimento immodificabile ma cambia. Possiamo vedere svanire la fiducia nelle persone che ci stanno intorno e agire per ricostruirla. Soprattutto possiamo iniziare in qualsiasi momento a creare fiducia intorno a noi, consapevoli che “il momento migliore per piantare un albero è vent’anni fa. Il secondo momento migliore è oggi”
Date retta! Fidarsi è bene!

X–RUN storie di corsa

X-RUN_storie_di_corsa_634Splendida rivista di corsa X–RUN, una rivista che racconta storie di corsa.
Come scrivono nella home del loro sito: “La prima rivista a parlare esclusivamente di storie di corsa. Niente tabelle, niente recensioni di materiale, niente consigli sull’alimentazione… “ Insomma non ci si trova tutta quella paccottiglia delle riviste specializzate che vista una volta, vista per sempre! Quasi non mi piace chiamarla rivista, per me è un bel libro che racconta delle persone che corrono, delle emozioni, della fatica e del divertimento, dei sentieri di montagna e dell’asfalto della città, storie di corsa.
E poi è bella! Scusate se è poco ma il suo formato, sembra proprio un libro, la sua grafica pulita, il taglio mai scontato delle immagini ne fanno una splendida pubblicazione.
La consiglio a tutti quelli che amano la corsa, la lettura, la grafica e la fotografia.

www.xrun.eu

 

 

T–shirt personalizzate

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T–shirt personalizzate da YR Store in Boxpark il grande centro commerciale di Londra dove è possibile acquistare e disegnare la propria t–shirt stampando le immagini che più ci piacciono, creandole lì direttamente sui grandi schermi touch screen con applicazioni di grafica a disposizione nel negozio, oppure elaborando con calma le immagini da casa per poi portarsele in negozio con una chiavetta USB o via e–mail. Le nostre immagini verranno stampate in pochi minuti su magliette di qualità che ci porteremo a casa con sole 20 sterline.
Un gioco da ragazzi per t–shirt personalizzate con stampe di qualità.
Ancora una volta è il caso di riflettere su come la tecnologia digitale ci stia permettendo sempre più facilmente di creare nuovi oggetti (stampanti 3d) o di personalizzarne di esistenti (stampanti a sublimazione) in quantità molto limitate a costi più che ragionevoli, impensabili fino a qualche tempo fa quando per abbattere i costi di avviamento ed avere prezzi unitari decenti era necessario prevedere la produzione di grandi quantità di oggetti uguali. Ora invece sono diventati concreti i concetti di personalizzazione e le piccolissime campionature a basso costo.
Queste sono le nuove frontiere della creatività e dell’arte. 

 

VINTAGE FESTIVAL 2013

Dal 13 al 15 settembre il VINTAGE a Palazzo S.Gaetano, via Altinate a Padova.
Incontri, mostre, concorsi, il festival del mondo vintage più interessante d’Italia!
Tutti gli eventi e il ghiottissimo programma in: www.vintagefestival.org

Raccontare storie per vendere sogni…

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Tutte le aziende hanno la necessità di descrivere la loro attività, di raccontare quello che fanno, di promuovere i loro prodotti. Nel tempo del web 2.0 la scrittura è diventata uno strumento ancora più importante. Ma raccontare una storia per vendere un prodotto significa trasformare il prodotto nel protagonista della storia. Il più grande spot pubblicitario a cui abbia assistito è stato il film del 2001 Cast Away di R. Zemeckis con Tom Hanks. La storia racconta di un dipendente di Fed-ex disperso su di un’isola deserta dopo la caduta dell’aereo della compagnia di spedizioni su cui viaggiava. All’inizio è il rapporto totalizzante tra il dirigente e la sua azienda. Quanto è grande, bella e buona Fed-Ex, com’è efficiente Fed-Ex. Poi l’aereo precipita e lui, l’unico superstite, raccoglie tutti i pacchi Fed-Ex che il mare restituisce. Tra questi tutti ricorderanno, spot nello spot, il mitico pallone della Wilson, che una volta macchiato con l’impronta insanguinata del palmo della mano si trasformerà nell’unico amico sull’isola deserta, il Signor Wilson appunto. Così mentre per due anni Tom Hanks culla la speranza del ritorno alla vita civile su tutto giganteggia l’aura invisibile di Fed-Ex e il pacco con il logo dalle ali dorate come ancora di salvezza. Sull’aereo durante il sospirato ritorno altro spot nello spot a favore della gazzosa Dr Pepper buttata lì per vedere chi la ricordava come bevanda preferita da Forrest Gump (il personaggio da Oscar di Tom Hanks).

Ecco qua! Niente di meglio di una bella storia per raccontare un prodotto. Un orologio, una pietra preziosa, una località turistica, una bibita analcolica, una marca di aerei o di automobili… Chi non ricorda l’alfa rossa spider, star de “Il laureato” con Dustin Hoffman del ’67, e la vespa di “Vacanze Romane” di W. Wyler del ‘53 con Audrey Hepburn. Il cinema è sempre stato il mezzo per comunicare il prodotto importante, meglio se di lusso. Bulgari cresce e diventa “BULGARI” grazie anche a Cinecittà, alla dolce vita e… al David di Donatello, inteso come premio cinematografico.
Il cinema dunque, ma non solo, c’è una grande richiesta di scrittura creativa, di racconti, storie, romanzi che facciano rivivere le emozioni contenute nel rombo di un motore, in un gioiello, in una grande casa di moda, ”Il diavolo veste Prada” prima di diventare il film che tanti hanno visto è stato un romanzo scritto da Lauren Weisberger. Ovviamente non sto parlando di fare grande cinema, di fare letteratura ma di far conoscere un prodotto, di farlo desiderare, di renderlo “simpatico”, fare marketing narrativo e vendere.
Le aziende però, specialmente quelle più piccole, ­­­sono spesso frenate di fronte alla prospettiva di romanzare un pezzettino della loro attività. C’è bisogno di una personalità forte e di strumenti affilati per esibirsi o far esibire la propria azienda al di fuori dell’agone classico del mercato, sul terreno molto più scivoloso della narrazione di fantasia.

Chi volesse approfondire:
MARKETING NARRATIVO
Usare lo storytelling nel marketing contemporaneo.
A. Fontana, J. Sassoon, R. Soranzo
Ed. Franco Angeli­­

 

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Cosa succede ogni 60 sec in internet

Se qualcuno se la fosse persa vi ripropongo l’infografica pubblicata su blog.qmee.com in cui si illustra quello che succede in internet in un minuto. I numeri parlano da sé, 571 nuovi siti, 278 mila tweets, 2 milioni di ricerche su google, 204 milioni di email… e così via. Un’enormità di dati che nei prossimi dieci anni a sentire Zuckerberg e compagni potrebbero quadruplicare.
Sono ben lontano dalle posizioni di chi prendendo spunto da queste informazioni tuona contro il tempo buttato via, contro l’inutilità di tanti di questi eventi on–line. Il tempo chi l’ha voluto perdere l’ha sempre perso e il modo c’è sempre stato anche senza videogiochi e senza twitter.
Sono affascinato da quanta gente si è messa a scrivere, non importa cosa, quanta gente fotografa, discute, compra e vende, chiacchiera, cazzeggia certo… ma anche scambia informazioni preziose, partecipa. Credo che internet sia un grande mezzo per far crescere la democrazia, per aumentare il controllo dei poteri sulle persone, per diffondere la conoscenza e spargere ovunque una quantità di scemenza, per rendere tutti più liberi e più incatenati allo stesso tempo. E’ solo un mezzo incredibile e dipenderà da quello che vorremo farne.  Ovvietà! Ok, ma mi andava di ripeterlo, vorrà dire che in questo minuto ci sarà un post in più!
Solo un appunto alla bella infografica di QMEE che oltre ad essere graficamente piacevole è anche leggibile. E Wiki? Che fine ha fatto Wikipedia?! Quanti bussano alle sue pagine in un minuto? Non lo sapete?
Ok! Ci tocca chiederlo a Wikipedia!

blog.qmee.com 

Fotografia tra arte passione e gioco.

C’è stato un periodo quando avevo 16, 17 anni in cui la fotografia era quasi tutto. Pellicola medio formato 6×6 o 6×9, tassativamente bianco e nero, bagno trasformato in camera oscura, pellicole e foto stese ad asciugare come biancheria fresca di bucato. Si sperimentavano i trucchi dei fotografi famosi, il flou che allora dilagava grazie a David Hamilton e ancor di più alle sue fanciulle in fiore… poi mi ero vergognato di un giochetto così commercialmente abusato e avevo trovato nei bianchi e neri perfetti di Mapplethorpe una nuova ispirazione e il riscatto creativo. Sognavo di possedere una irraggiungibile Hasselblad e di fotografare Lysa Lion.
Oggi che la fotografia, le immagini, sono un pezzo importante del mio lavoro ho un miliardo di certezze in meno e più voglia di sperimentare di allora. Ammiro tanti artisti ma nessuno mi affascina più come accadeva a metà degli anni settanta. Apprezzo la qualità infinita del grande formato ma trovo divertente e infinitamente creativa la possibilità di usare la macchina fotografica dello smartphone in qualsiasi momento, per un appunto, per raccontare una cosa su facebook o twitter, per raccogliere un’immagine, una luce che non rivedrò più. Trovo idiota la demonizzazione, da parte di tanti fighetti, della moltiplicazione popolare delle possibilità espressive. Spero si diffondano presto insieme alle sempre maggiori possibilità creative anche una maggiore cultura artistica e una nuova coscienza estetica per cambiare questo cesso di mondo!

Nell’immagine sopra – Robert Mapplethorpe, Ken Moody, 1983

www.mapplethorpe.org

La scrittura di DFW – Una cosa divertente che non farò mai più

una-cosa-divertente-che-non-farò-mai-più_634Un consiglio per una lettura divertente, leggera e nello stesso tempo raffinata  e colta… vi butto lì l’indagine giornalistica di David Foster Wallace sull’industria americana delle crociere di lusso “Una cosa divertente che non farò mai più”. DFW ci permette di farci una vacanza standocene beatamente in poltrona! Il reportagecommissionato a Wallace dalla rivista Harper’s, descrive una settimana di crociera extralusso ai Caraibi in cui il grande scrittore americano tratteggia i caratteri dei passeggeri e dell’equipaggio mettendo a nudo il proprio spaesamento.
Un modo per sorridere magari in modo amaro su una certa industria del turismo. DFW ci dà ancora una volta un saggio della sua incomparabile scrittura, tanto da farci pensare che avrebbe saputo rendere interessante e piacevole un testo ormai desueto come l’elenco del telefono. La forza di una scrittura semplice e diretta come un calcio negli stinchi.
PS – Chi leggesse per la prima volta un testo di DWF tenga presente che non è possibile saltare a piè pari le note a piè di pagina!

Design, comunicare con i sensi.

_comunicare_sensi_634x400Gioielli da mangiare, carte profumate, pareti di ghiaccio, lampade ipnotiche o rilassanti, poltrone dalle superfici incredibili da toccare, oggetti sonori…
Vista, tatto, gusto, udito e olfatto. Qualche volta ci dimentichiamo di come siamo fatti, di quanto siamo complessi, dell’infinita varietà di sensazioni che siamo capaci di provare.
Dal design del prodotto, una sedia, un gioiello, una lampada, un contenitore, fino alla grafica, all’ architettura, ai progetti espositivi… non possiamo dimenticarci di solleticare tutti i sensi. Il colore, la forma, superfici lisce, ruvide, morbide, calde, secche, rugose… il suono che produce la percussione, il profumo dei materiali che scende fino a titillare le papille gustative. L’estasi, il piacere, il disgusto, lo schifo, indifferenza, desiderio, repulsione, quanti stati d’animo diversi può provocare un oggetto, il contenuto di un testo, un video. Comunicare la marca significa prima di tutto decidere  quali saranno i nostri sapori, i nostri profumi, la nostra musica, che superfici avranno gli arredi dei nostri punti vendita, i colori, la temperatura, le immagini. La definizione di tutti questi aspetti ci permetterà di comunicare chi siamo al nostro pubblico utilizzando per ciascuno il canale sensoriale a cui è maggiormente sensibile. Coinvolgiamo chi ci ascolta, ci guarda, tocca, annusa e assapora ciò che offriamo nel gioco coinvolgente della comunicazione totale.
Fortunatamente il nostro istinto animale è ancora vivo. Abbiamo mille antenne, infinite capacità di apprezzare anche le sfumature sensoriali più sottili. Qualche anno fa immaginavo di creare un gioiello-regalo che comunicasse fortemente i sentimenti d’amore, d’amicizia, di stima del latore dell’oggetto. Il progetto, pensando ad un oggetto dai costi molto contenuti, percorse ogni possibile manifestazione simbolica e si concentrò sulle possibilità di personalizzazione, così che ognuno potesse mettere qualcosa di suo, di intimo da regalare. Fu un bel successo! Comunicare emozioni ripaga sempre.

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