La grande bellezza
Cos’è la grande bellezza per Sorrentino? Il titolo del film sembra riferito allo splendore della città eterna a cui sono dedicate le sequenze iniziali dal Gianicolo e a cui fa da sfondo in tutto il film con interni maestosi e solitarie visioni notturne. Oppure la grande bellezza è la vita stessa, disseminata di occasioni perse. Jep Gambardella, lo scrittore/giornalista protagonista del film vive consapevolmente lo sciupìo di una vita fagocitata dalla mondanità più fatua. La sua tagliente capacità di giudicare è ammorbidita dallo sguardo benevolo sulle fragilità umane: «Siamo tutti sull’orlo della disperazione, non abbiamo altro rimedio che farci compagnia, prenderci un po’ in giro». La narrazione cresce lentamente con sempre maggiore intensità fino a spampanarsi nell’ultima mezz’ora con la comparsa della santa, personaggio di cui avrei volentieri fatto a meno. Al di là di ogni personale supposizione Il significato del film sta tutto nella citazione iniziale (l’esergo, come scrive la raffinata Natalia Aspesi) tratto da Viaggio al termine della notte di Céline: «Il viaggio che ci è dato è interamente immaginario. Ecco, la sua forza, va dalla vita alla morte. Uomini, bestie, città e cose, è tutto inventato… ». Non c’è posto per lezioni di morale.
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