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Poltroncine smarties

poltroncina_smarties_634Una struttura elementare in tubolare d’acciaio curvato, cromato lucido in cui si rispecchiano gli infiniti colori delle sedute e degli schienali: dischi di polieuretano circolari rivestiti in plastiche lucidissime. Da usare per giochi cromatici shock, una diversa dall’altra o tutte assolutamente uguali, le poltroncine smarties creano l’effetto di un caleidoscopio.

SCHIO DESIGN FESTIVAL 15/24 nov

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Bello e interessante  lo SCHIO DESIGN FESTIVAL.
Nella cornice di Fabbrica Saccardo, uno splendido reperto di archeologia industriale, dal 15 al 24 novembre, sono esposti i risultati progettuali dell’incontro tra 14 aziende e 14 gruppi progettuali caratterizzati dalla presenza in ciascun gruppo di designer “senior” e designer “junior”.
L’evento ha il merito non piccolo di mostrare al grande pubblico i risultati delle metodologie del design coinvolgendo aziende del territorio vicentino che  si avvicinano per la prima volta  a questo tipo di ricerca.
Il design come strumento di valorizzazione delle peculiarità aziendali, della cultura d’impresa, della creatività e delle capacità innovative indispensabili per affrontare le nuove sfide del mercato.
Non mi soffermo sui singoli progetti, tutti interessanti, mi preme invece segnalare la bellezza degli spazi espositivi che da soli meritano la visita.
SCHIO DESIGN FESTIVAL  di “FABBRICA SACCARDO” rappresenta un esempio da imitare per moltiplicare le opportunità di crescita che le sinergie tra aziende e designer sviluppano.

schiodesignfestival.it

 

Abiti gioiello

Il design che mi piace.

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Voglio condividere 10 cose belle del design che mi piace.

Dieci oggetti creati da designer famosi. Magari anche solo da guardare in foto o nelle vetrine. Oggetti più o meno costosi, più o meno datati, niente di particolarmente raro o originale, cose che ho incontrato, qualcuna mi è stata regalata e qualche altra l’ho usata per rendere piacevoli gli ambienti in qualche allestimento.
L’ordine della lista è puramente casuale, così a caso.
1 – Imbuto – La lampada disegnata da Caccia Dominioni per Azucena all’inizio degli anni ’50 – Uno stelo esile esile che finisce con un imbuto che contiene la lampadina. Era uno degli steli più economici, credo sia ancora in produzione.
2 – Arco – Un’altra lampada, questa volta davvero famosa, forse la lampada più famosa di tutte, disegnata da Achille Castiglioni che considero… il genio delle lampade! La conosciamo tutti: un bel blocco di marmo da cui parte l’arco sottile alla cui estremità galleggia un bel pezzo di sfera che si può girare a piacimento facendola scorrere su di una scodellina bucherellata. Flos non cesserà mai di produrla.
3 – Quatour – Il tavolo che amo di più. Una piazza d’armi 165×165 (ho scoperto ora che esiste anche la versione 220×220… mah!) fatta di tavolette sottili impiallacciate di frassino chiaro. Il mio l’ho fatto anilinare nero quasi trent’anni fa. Disegnato da Carlo Scarpa è prodotto da Simon Gavina dal 1974.
4 – Wink –  la poltrona di Cassina con le orecchie! Tanti colori e fantasie,  Wink si trasforma e da sola arreda una stanza. Disegnata da Toshiyuki Kita nel 1980.
5 – Conica – La caffettiera disegnata da Aldo Rossi per Alessi. Bella ma… non ci ho mai fatto un caffè! Regalata da un amico avvocato al mio primo matrimonio, una premonizione.
6 – Ciotole – Forse non sono famose ma le “ciotole” di legno multicolore tornito realizzate dal laboratorio dell’architetto Giorgio Guasina a Recoaro Terme, qui vicino a me, riscaldano le case di tanti vicentini e sicuramente qualche loft a Manhattan.
Quanti anni ’60 e ‘70 nel design che mi piace. Chissà perché? Forse è perchè, come diceva qualcuno… “… è stata l’ultima volta che siamo stati felici!”
7 – Sciangai – l’appendiabiti di legno fatto come l’omonimo gioco. Disegnato da De Pas, D’Urbino, Lo Mazzi, per Zanotta nel 1974. Mi è sempre sembrato proprio un gioco!
8 – Bookworm – La libreria di Ron Arad per Kartel. Un’onda da piegare come si vuole. Ok! Ormai un classico che domani lo fa l’Ikea e si trova dappertutto. Però nel 1993 è stata una grande idea.
9 – Mezzadro – Lo sgabello fatto col sedile di un trattore. Quarant’anni fa lo poteva pensare solo lui. Achille Castiglioni non era solo il genio delle lampade.
10 – Plia – La sedia. Perfetta, semplice, pieghevole, uno snodo che ci permette di farla sparire in soli 5 cm. Il volto più serio del design italiano. Di Giancarlo Piretti per Castelli. Da cinquant’anni al MoMa e dappertutto.
Un’altra volta altre cose altrettanto belle e importanti del design che mi piace.
Poi ci sono tanti oggetti senza nome, bellissimi, disegnati dalla necessità e dalla fantasia… ma questa è un’altra storia.

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Oggetti stupidi, design e ergonomia.

design_ergonomia_634Come si sta a pranzo quando il tavolo è alto 75 centimetri?
E con piani espositivi a 2 metri? Banchi di vendita troppo profondi? Orecchini pesanti e bracciali che sbattono? Luci che abbagliano e monitor dai riflessi fastidiosi? Sedute che si infossano da cui sembra impossibile rialzarsi?
Da quanti oggetti stupidi siamo circondati? 
Ci si dimentica troppo spesso che il design ha a che fare con il corpo umano. La nostra altezza, la lunghezza delle gambe e delle braccia, la dimensione delle nostre mani e delle dita, l’altezza del nostro punto di vista rispetto al pavimento, i movimenti che il nostro corpo con le sue tante articolazioni è in grado di compiere, tutte queste variabili dovrebbero essere tenute in gran conto nel progettare gli oggetti che ci circondano, gli strumenti del nostro lavoro e gli ambienti in cui viviamo. Design e ergonomia dovrebbero essere sempre strettamente legati per migliorare le prestazioni e rendere confortevole l’uso degli oggetti. Design e ergonomia diventano fondamentali nell’innalzare la qualità delle attività lavorative. Attività che richiedono spesso di mantenere per lungo tempo la stessa posizione ripetendo gli stessi gesti con alti rischi di danneggiare nel tempo il nostro corpo.
A volte non ci accorgiamo nemmeno che un oggetto è progettato male fino a quando non abbiamo la fortuna di usarne uno ben fatto. Nel progetto di oggetti d’uso, non di semplici sculture, anche lo schiribizzo creativo più stravagante dovrebbe adattarsi almeno un po’ alle persone che ci avranno a che fare. Se poi l’invenzione estetica audace viene applicata all’allestimento di vetrine, a spazi espositivi e punti vendita, non tener conto del cliente è quanto meno controproducente. Borse, contenitori, attrezzi per la cucina e un sacco di oggetti che prendiamo in mano tutti i giorni vengono spesso progettati e prodotti senza verificare fino in fondo l’efficacia delle loro funzioni e il grado di soddisfazione, anche solo tattile, che comunicano. I designer dovrebbero avere sempre in tasca un metro e magari anche un calibro per tradurre in centimetri la soddisfazione e la repulsione, per capire cosa differenzia un oggetto stupido da uno intelligente.
A proposito, un tavolo da pranzo dovrebbe essere alto 72 centimetri!

Nell’immagine gli studi sull’ergonomia compiuti da Le Corbusier con il MODULOR alla fine degli anni quaranta.

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Quando il design sorprende


trasformisti_oggetti-che-si-trasformano_634Da sempre il design sorprende con la polifunzionalità.
Gli oggetti capaci di trasformarsi in qualcos’altro o che offrono diverse possibilità d’uso emanano una forte attrattiva verso il pubblico. Inoltre proprio grazie alla loro versatilità permettono alle aziende che li hanno creati di comunicare efficacemente. Il divano–letto con meccanismi magici, la scala che all’occorrenza diventa libreria, tavoli che si allungano, si allargano e cambiano geometria, lo straccetto che da gonna diventa giacca, la collana che si trasforma in bracciale e l’anello che diventa orecchino. Dietro tutti i “trasformisti” c’è un ufficio creativo, ci sono designer con un obiettivo preciso: sorprendere! Quando una persona ci  sorprende non la dimentichiamo, qualche volta ce ne innamoriamo, spesso ne rimaniamo affascinati. Così per gli oggetti e per le aziende che questi rappresentano.
Ma attenzione non è facile. Quando si vuole sorprendere con un colpo di teatro il grosso rischio che si corre è quello di risultare ridicoli o, quando va meglio, di lasciare perplesso il nostro pubblico. Per evitare di far la figura del cioccolatino è fondamentale seguire due regole essenziali: semplicità e funzionalità.
La trasformazione deve avvenire come per magia, in un amen! Non ci devono essere istruzioni complicate da seguire, dovrà sembrare tutto facile e divertente come un gioco. L’oggetto che ha una sua funzione precisa, una volta trasformato magicamente, dovrà soddisfare con la stessa precisa funzionalità ad un’altra necessità. Non dovremo trovarci davanti a qualcosa che sì… forse… dai… è vero… ci assomiglia!
Dovrà far sorridere e pensare, che bello!
Accidenti era così facile, perché non l’ho inventato io! Allora il design sorprende!

Nell’immagine: elaborazione grafica della collana “trasformista” di NANIS

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La linea curva, la retta e la fretta.

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Il progetto? Sta tutto nel primo scarabocchio!
Disegnare un anello o un orecchino e da lì inventare una nuova collezione. Progettare una seduta imbottita, un divano, una sedia… una lampada, un tavolo, una borsa,  e da lì definire l’immagine dell’azienda che in quel prodotto si manifesta.
Il processo del design inizia nella folgorazione di un’immagine, prosegue nello scartabellare tra tutto quello che abbiamo letto, ascoltato, discusso, nell’attingere a tutto il nostro background culturale e si manifesta in uno striscio di matita per fare poi ancora un sacco di strada tra esecutivi, prove, prototipi, marketing, ecc…
Ma è quella prima linea di matita che dovrebbe dirci in che direzione stiamo andando.
Una linea curva tutta morbidezza e sensualità o la pulizia minimal di una retta?!
Purtroppo la questione è un filo più complessa.
Esistono curve meravigliose ed altre assolutamente sgraziate, rette che danno senso ad un oggetto e altre che lo rendono spigoloso e repellente.
La sensibilità visiva se uno non ce l’ha non se la può inventare. E’ come per la musica, c’è chi ha orecchio e chi no e –  c’è chi ha occhio e chi no. Poi certo tutto si può affinare, si può studiare e migliorare. Un consiglio, nell’iniziare a pensare ad un nuovo prodotto, al disegno di un oggetto che metteremo in produzione, vale la pena avvalersi di chi ha confidenza con la matita, di chi riesce a rendere piacevole anche uno scarabocchio.
Ok! La sensibilità è importante, ci sono cose difficili da spiegare a parole ma un bravo designer dovrebbe essere sempre in grado di dirvi il perché di una linea curva e di farvi cogliere la necessità di una linea retta.
Infine ci sono gli errori, tutti possono commetterne. Il designer capace saprà individuarli e se avrà il tempo correggerli. Perciò non mettiamoci troppa fretta! Anche l’occhio più allenato a volte ha bisogno un po’ di tempo per accorgersi di una stonatura. Tutti i progetti meritano di sedimentare per un po’ sotto il nostro sguardo prima di diventare esecutivi.

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Food-design – una verniciata al pollo?!

In una delle tante scorribande nel mare della rete mi sono imbattuto in un sito in cui tra le altre cose si vendono bombolette spray per colorare i cibi.
Volete una mela blu? Nessun problema, una spruzzata e viene perfetta. Vi sentite un po’ Venere e il pomo lo volete d’oro? Una spruzzata e fate prima di Zeus!
Se poi dovete rimediare ad un pollo leggermente bruciacchiato… no problem, facciamo d’oro anche quello che viene una figata!!!
Food-design? Innovazione? Libertà creativa? Devo confessare di sentirmi un uomo delle caverne ma preferisco vedere il colore dei cibi al naturale. I produttori garantiscono la commestibilità di tutto ma la lettura degli ingredienti di questi spray colorati commestibili non mi invoglia all’abbuffata:
Oro: additivi:. E943a, E943b, E944, etanolo, aroma, E555, E171, E172
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Rossa: additivi: E943a, E943b, E944, etanolo, . aromatizzanti, E555, E172
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Chi volesse provare può fare una capatina su:
www.the-deli-garage.de

Gioielli ricchi e poveri

Mi piacciono i gioielli realizzati con materiali poveri! Legni qualsiasi, chiodi arrugginiti, plastiche colorate,  fili di ferro, carte e cartoni, ritagli di stoffa, scarti di vetro, sassi, piume… palline da ping-pong, come gli anelli della foto e tutto quello che può capitare in mano e far nascere idee brillanti o semplicemente comporre forme interessanti. Chiaro che l’uso di materiali di nessun valore deve far sviluppare la creatività. Non è necessario inventare chissà cosa, a volte basta proprio pochissimo, basta saper vedere al di là della quotidianità. Se invece delle cianfrusaglie mi tocca proprio usare l’oro, anche il metallo prezioso per eccellenza mi piace grezzo, senza tante lucidature e lavorazioni superficiali aggiuntive, se è un po’ macchiato, slabbrato, strisciato…  meglio. E’ bello mescolare materiali poveri e materiali nobili, spesso dal contrasto ne guadagnano entrambi. La creatività, i pensieri, le idee sono i veri gioielli! Capaci di trasformare tutte le cose in amuleti magici!

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