fbpx

Pensiero laterale, illusioni visive, giochi

Estate, vacanze, tempo di relax e… perché no, di giochi!
Mi hanno sempre fatto impazzire quei test, quei rompicapo apparentemente impossibili da risolvere, oppure anche solo quelle immagini che ci svelano le impercettibili dissonanze dei nostri sensi. Visto che il mio lavoro ha a che fare soprattutto con la creatività, con la capacità di vedere le cose in modo diverso, vi propongo un test molto semplice, un piccolissimo esperimento per testare la predisposizione al pensiero laterale.
Il test è semplice e serve a vedere se in voi prevale il pensiero logico o il pensiero laterale e creativo.
Il test dell’illusione ballerina. (notate il gioco di parole)
Guardate l’illusione ottica “Silhouette Illusion creata da Nobuyuki Kayahara nel 2003, l’illusione ricorda una ballerina piroettante. Alcuni la vedranno girare in senso antiorario altri in senso orario, alcuni – ci ho provato senza successo – vedranno la ballerina cambiare senso di rotazione.

Guardate l’immagine per qualche secondo.

illusione_ballerina

Se vedete la ballerina girare in senso orario in voi prevale l’emisfero sinistro dove risiede la parte logica, quella dedicata al linguaggio, alla matematica, all’attenzione per i particolari e alla capacità di apprendere, la parte più pratica di voi. Se volete vedere la ballerina cambiare senso di rotazione provate a lasciarvi andare all’immaginazione e alle sensazioni.

Se invece vedete la ballerina girare in senso antiorario in voi prevale l’emisfero destro dove risiede la parte più creativa, più emotiva, più istintiva… il pensiero laterale in voi è innato, vedete le cose in modo diverso. Fantasia e istinto sono prevalenti quindi in questo caso se volete vedere girare la ballerina in senso orario provate a concentrarvi di più sui dettagli della figura.

Com’era scontato la mia ballerina gira sempre e solo in senso antiorario e non è servito a niente fissarle solo i piedi o la testa, solo con l’occhio destro o solo con quello sinistro.
Comunque sia andata, non è nulla più di un gioco!

CONTATTAMI

 

Bello! Brutto! Simmetrico!

La simmetria è un concetto che ha a che fare con la geometria e con la matematica ma anche con l’estetica. Soprattutto nell’arte la simmetria è sempre stata sinonimo di bello. Una figura simmetrica è considerata esteticamente perfetta perché armoniosa e regolare. Questo particolare concetto di bello che si basa sulla simmetria è ancora vivo ai giorni nostri e ha radici lontane: la simmetria è infatti un fattore di selezione sessuale. Gli uomini sono istintivamente attratti dalle forme regolari piuttosto che da quelle asimmetriche. Addirittura c’è chi afferma che la regolarità fisica non sia semplicemente un fattore estetico ma anche un elemento indicativo della nostra salute (focus, marzo 2006). Ecco il mio autoritratto supersimmetrico qui sopra indurrebbe a dubitare dell’automatismo simmetrico–bello. Vi invito a non ironizzare sulle qualità estetiche del modello di partenza, anche i bellissimi non otterrebbero risultati apprezzabili dalla trasformazione perfettamente simmetrica dei loro faccioni!
Questo scherzo solo per introdurre una riflessione, il germe del dubbio sulla simmetria, sulla sua bellezza… e sulla sua bruttezza… e sui suoi aspetti “clinici” di cui tornerò a parlare presto.

Grafica e farfalle a sorpresa.

grafica-a-sorpresa-farfalle_634Come scriveva David Foster Wallace… Una cosa divertente che non farò mai più sarà quella di infilare una farfalla nella busta di un invito. E’ passato un po’ di tempo da quando nella necessità di promuovere un evento, credo fosse l’inaugurazione di una gioielleria, mi stavo scervellando per rendere originale l’invito. La grafica permette mille giochini interessanti, la cartotecnica ci dà infinite possibilità… ma mi sarebbe piaciuto far provare ai destinatari un’emozione vera, far accadere realmente qualcosa all’apertura della busta. L’unica proposta che circolava era quella dei biglietti sonori ma non mi conviceva più di tanto. Girando e rigirando nella rete mi ero imbattuto in un’azienda francese che produceva farfalle adatte ad essere infilate nelle buste, belle pronte a svolazzarne fuori appena queste fossero state aperte. Fantastico! Pensavo già alle espressioni di sorpresa. Visto, fatto! Compro mille farfalline e ci mettiamo in cinque o sei a caricare l’elastico ad ognuna e ad infilarla in mezzo al biglietto e dentro la busta. Gran successo, bella sorpresa. La fregatura è che non riesco a riproporre la sorpresa, neanche per un pubblico diverso… sarà che un bel gioco dura poco!

www.magicflyer.com

CONTATTAMI

La creatività per lavoro

Quando mi chiedono che lavoro faccio rispondo che sono un creativo… ok, mi dicono, ma in pratica cosa fai? C’è stato un periodo in cui rispondevo “sono un architetto…” , era più semplice ma non definiva esattamente la mia attività. Chi si occupa di creatività e innovazione nel mondo della produzione artigianale o industriale, chi lavora all’immagine delle aziende o dei fornitori di servizi o di chiunque abbia la necessità di definire la propria identità, in realtà fa un sacco di lavori. Mi piace quando il rapporto con una nuova azienda nasce intorno al progetto di un nuovo prodotto. Allora di solito c’è il tempo per conoscersi, per sperimentare il rapporto tra progettista e committente, il tempo per scambiarsi conoscenze, opinioni, per discutere. Senza questo scambio non si costruisce niente di buono. E’ impensabile che un designer per quanto preparato, sensibile e attento possa dar vita al progetto giusto senza un coinvolgimento profondo nell’attività produttiva e commerciale dell’azienda. Gli stessi meccanismi si devono mettere in moto per comunicare il prodotto e l’anima dell’azienda. Tra titolare e progettista ci deve essere una grande capacità di ascolto. L’obiettivo è capirsi, capire qual è il percorso che insieme si vuole seguire. Se non ci si intende meglio lasciar perdere!

Già nel progetto di un nuovo prodotto dovranno essere chiari gli elementi che ne permetteranno una comunicazione chiara, coerente con l’immagine aziendale. Mentre si progetta un oggetto non ci si occupa solo di design industriale, in realtà si sta mettendo in moto una vasta direzione artistica che coinvolgerà attività come grafica, fotografia, scrittura tecnica e creativa, packaging, la definizione degli strumenti di formazione della rete vendita, l’ideazione della comunicazione pubblicitaria, la progettazione degli allestimenti fieristici e del punto vendita… una galassia di tecniche e strumenti con cui l’azienda affermerà la propria identità. Mi occupo di tutte queste cose, quando è possibile tutte insieme, dando vita ad un concept forte di cui l’azienda beneficerà per anni , altrimenti intervenendo con progetti parziali all’interno di concept preesistenti condivisi. Spesso dopo aver spiegato tutto questo qualcuno mi chiede ancora: “…ma cosa vuol dire davvero fare il creativo?!”  Do sempre la stessa risposta: “Significa saper scegliere!” …aiutare a scartare quello che non serve, spiegare quando è il caso di rinunciare a soluzioni che a prima vista sembrano perfette e invece… Per me fare il  consulente creativo o l’art director che dir si voglia significa saper tenere a bada la mia creatività perché vada a vantaggio dell’azienda.

La grande bellezza

Cos’è la grande bellezza per Sorrentino? Il titolo del film sembra riferito allo splendore della città eterna a cui sono dedicate le sequenze iniziali dal Gianicolo e a cui fa da sfondo in tutto il film con interni maestosi e solitarie visioni notturne. Oppure la grande bellezza è la vita stessa, disseminata di occasioni perse. Jep Gambardella, lo scrittore/giornalista protagonista del film vive consapevolmente lo sciupìo di una vita fagocitata dalla mondanità più fatua. La sua tagliente capacità di giudicare è ammorbidita dallo sguardo benevolo sulle fragilità umane: «Siamo tutti sull’orlo della disperazione, non abbiamo altro rimedio che farci compagnia, prenderci un po’ in giro». La narrazione cresce lentamente con sempre maggiore intensità fino a spampanarsi nell’ultima mezz’ora con la comparsa della santa, personaggio di cui avrei volentieri fatto a meno. Al di là di ogni personale supposizione Il significato del film sta tutto nella citazione iniziale (l’esergo, come scrive la raffinata Natalia Aspesi)  tratto da Viaggio al termine della notte di Céline: «Il viaggio che ci è dato è interamente immaginario. Ecco, la sua forza, va dalla vita alla morte. Uomini, bestie, città e cose, è tutto inventato… ».  Non c’è posto per lezioni di morale.

Lo spazio della creatività

lo spazio della creatività
La creatività ha a che fare con le nostre capacità di percezione. Non c’è dubbio che intarsiare con bassorilievi la capocchia di uno spillo o dipingere murales lunghi chilometri comporti approcci diversi. Oltre le estremizzazioni, capita spesso nell’industrial design di dover fare i conti con la necessità di dare forma all’estremamente piccolo, meno di sovente a spazi enormi. Ma qual è il campo dimensionale della creatività artistica? Adottando i metodi di misura convenzionali in uso nell’ambito delle discipline scientifiche si può affermare che la visione umana dello spazio può misurare 46 ordini di grandezza dalla 25° potenza alla -16° potenza di 10. I campi disciplinari della conoscenza umana possono dunque essere definiti alle diverse scale di grandezza:

  • Lo spazio dell’astronomia: ordine di grandezza dei parsec, anni luce e kilometri
  • Lo spazio della geografia: ordine di grandezza dei kilometri e metri
  • Lo spazio della biologia: ordine di grandezza dei metri, centimetri e millimetri
  • Lo spazio dell’istologia: ordine di grandezza dei millimetri e micron
  • Lo spazio della citologia: ordine di grandezza dei micron
  • Lo spazio della biologia molecolare e della chimica: ordine di grandezza degli angstrom
  • Lo spazio della fisica delle particelle: ordine di grandezza degli angstrom, picometri e fermi

L’ordine di grandezza degli spazi investiti dalla disciplina dell’architettura, del design e delle arti figurative in genere si colloca nello spazio ristretto tra il campo della geografia e quello della biologia. Provando ad esercitare le tecniche creative, un po’ tutte, ci si accorgerà che tanto più ampia sarà la nostra libertà di agire creativamente quanto più lo spazio sarà immediatamente fruibile dai nostri sensi e quindi ergonomicamente a portata di mani e occhi, senza dover far uso di protesi come lenti, binocoli o microscopi, mezzi di trasporto, scale o altro. Qualche volta si pretende di applicare a scale infinitesimali le stesse tecniche creative che investono la progettazione di oggetti molto più grandi. Disegnare le lancette di un orologio analogico da polso permetterà una libertà creativa molto inferiore a quella esprimibile nel dar forma ad una sedia. Aumentando a dismisura gli spazi vedremo che, anche se per motivi opposti, ci troveremo di fronte allo stesso tipo di difficoltà. Per rendercene conto basterà osservare l’assenza di complessità (affollamento di segni) delle opere riconducibili alla landscape art. Se per esempio prendiamo una delle opere di Christo e Jeanne–Claude del 1983, le undici isole situate a Biscayne Bay, Greater Miami, circondate da migliaia di metri quadrati di polipropilene rosa, saremo abbagliati dalla forza del segno (guardandole da un velivolo) ma altrettanto dalla sua assoluta semplicità.

www.christojeanneclaude.net

× Contattami