Alberi di Natale
Natale è passato e gli alberi di Natale che restano addobbati fino all’Epifania, qualche volta fino a carnevale, con quel loro vestito fuoriposto mi danno sui nervi. Alberi di Natale piccolissimi come “arbre magique” o grandi come campanili, carichi di palle e di luci o monocromi coni minimal restano accesi a far festa quando le feste se ne sono andate da un pezzo. A poche ore dalla fine dell’anno e dall’inizio di tutte le aspettative del mondo gli alberi di Natale ci stanno come le robe vecchie, ci tengono legati all’anno passato e vien voglia di buttarli di sotto. Ma quelli grandi, gli alberi di Natale nelle piazze dei municipi, nei parcheggi dei centri commerciali e delle grandi aziende, quelli ce li terremo fino a Pasqua, fino a ferragosto, qualcuno resterà lì fischiettando e a fine ottobre dell’anno prossimo gongolerà felice d’aver fregato tutti sul tempo. Quante sono le aziende che gli addobbi natalizi li spengono e basta, troppo lavoro, troppa fatica, troppi costi, si toglie la spina e chilometri di lucine colorate spente si impolverano tutto l’anno.
C’è solo un albero di Natale che mi piacerebbe restasse acceso sempre. A qualche chilometro da casa mia. Un ippocastano, un platano, un olmo, non so, di giorno non lo guardo mai, di certo non è un sempreverde cimiteriale o un pezzo di pineta scivolata a valle. Un albero normale, con le foglie caduche, che fa ombra d’estate e lascia passare la luce d’inverno. Sta nel giardino davanti una conceria che d’estate qualche volta puzza e d’inverno ci regala un albero di Natale bellissimo. Un albero di neve luminosa con le lucine bianche che disegnano il tronco e tutti i rami anche quelli più sottili. Un albero di Natale così mi piacerebbe anche col caldo d’agosto con le foglie che farebbero ombra alle lucine bianche e lo trasformerebbero in un’abat-jour verde.
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